“Fisicamente assomiglia a Mal dei Primitives e questo spiega la sua fortuna alla TV italiana. È molto snob. È figlio di padre ricchissimo ed è per questo che è 'a sinistra del partito comunista cinese'
A Roma ha fondato con un gruppo di nobili una frangia politica di estrema sinistra molto 'in' che si chiama 'POTEVE OPEVAIO'.
Negli ultimi tempi è un po' rincoglionito. Non ha più nessun interesse per i discorsi degli altri e non legge più un libro da un anno.
È un arrivista”.
È questa gran parte della scheda biografica che accompagna l'esordio di Paolo Villaggio nella narrativa con Fantozzi, edito da Rizzoli con un successo clamoroso, almeno di vendite, nel 1971. Villaggio era già noto per la sua fragorosa irruzione in televisione nel 1968 con Kranz, tedesco di Germania, Fracchia, e le storie di Fantozzi. Chi amava De André sapeva pure che aveva scritto il testo di una delle sue canzoni più belle: Carlo Martello.
Alla metà degli anni Settanta, Fantozzi entra trionfalmente nel cinema per la regia di Luciano Salce e l'interpretazione di Villaggio, che si rivela grande attore comico al pubblico più ampio. La serie cinematografica vedrà parecchie puntate. Villaggio appare anche nel cinema d'autore, in particolare con Olmi e Fellini.
La parte più ampia dei commentatori, oltre a sostenerne ovviamente la grandezza, ne individua il momento più alto nei tre film della citata “serie”. Da più parti si afferma inoltre che Villaggio ha rappresentato alla perfezione i vizi e le miserie dell'italiano. Se personalmente mi allineo nel considerare Villaggio uno dei maggiori intellettuali e artisti del nostro Novecento, tendo a pensare che la sua comicità non si limiti all'italiano ma abbia un valore universale: Fantozzi è tutti noi! Non solo. Se è vero che il cinema ha una assai maggiore penetrazione sociale della letteratura, allo stesso tempo la massima qualità raggiunta da Villaggio è quella letteraria; perché la sua comicità iperbolica si presta alla letteratura che lascia immaginare più che al cinema che mostra tutto – o quasi. Ci sono geniali racconti di Fantozzi che – nonostante la bravura di Villaggio come attore – sono comunque difficilmente rappresentabili come quelli sul gioco del calcio (che si concludono col rigore calciato dal leggendario centravanti Alfredo Pedernera dotato “di zoccolo equino e forse anche la coda come Belzebù”). E quel libro, Fantozzi, è un classico autentico. Un genuino evergreen.
Gianfranco Miro Gori
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