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Giovane Pascoli 01Oggi vogliamo parlarvi di un altro libro catalogo scritto dalla Dott.ssa Rosita Boschetti Direttrice dei Musei di Casa Pascoli.

Il libro catalogo è stato pubblicato nel mese di novembre 2007 dal Comune di San Mauro Pascoli e dal Museo di Casa Pascoli, e come ben si evince dal titolo ci racconta le avventure e le vicissitudini di Giovanni Pascoli in quella che era l’età della giovinezza.

Per chi fosse interessato, il libro è disponibile presso il Museo di Casa Pascoli.

Il libro è diviso in tre capitoli: le origini e gli studi, gli anni bolognesi e l’impegno politico, con importanti documenti e testimonianze frutto di una ricerca certosina che ci trasmette, in particolare nel terzo capitolo “l’impegno politico”, un Pascoli sconosciuto al grande pubblico.

Nel libro sono pubblicati numerosi documenti molto interessanti che ci aiutano a comprendere la personalità e il temperamento giovanile di Giovanni Pascoli.

A questo proposito vi invitiamo a leggere il libro “Ceppo e Mannaia – Anarchici e rivoluzionari Romagnoli nel Mondo” scritto da Gianfranco Miro Gori.

Nel libro un capitolo è dedicato proprio al giovane Giovanni Pascoli, al suo impegno politico e alla sua adesione agli ideali socialisti e anarchici.

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PRIMO CAPITOLO “Le origini e gli studi”.

Rosita racconta e ripercorre la storia della famiglia di Ruggero Pascoli, proveniente da S. Alberto di Ravenna dove lo zio di Giovanni si era trasferito presso i Marchesi Guiccioli.

In seguito Giovanni Pascoli senior viene nominato dai Principi Torlonia Soprintendente della tenuta “La Torre”,  incarico che lascerà a Ruggero Pascoli, il babbo del poeta Giovanni Pascoli.

Interessante anche la ricerca delle proprietà della famiglia Pascoli, in particolare della mamma Caterina Vincenzi Allocatelli proprietaria della Casa natale del poeta, oggi sede del Museo di Casa Pascoli in Via Giovanni Pascoli.

Giovanni nasce il 31 dicembre 1855, è il quartogenito di dieci figli (Margherita, Giacomo, Luigi, Giovanni, Raffaele, Giuseppe, Carolina, Ida, Ida e Maria. Ida e Carolina morirono in tenera età) trascorre i primi anni in quello che oggi chiameremo asilo, tenuto da Ancilla Scardavi una cugina materna.

A sette anni Giovanni entra con i fratelli maggiori Giacomo e Luigi nel Collegio Raffaello dei Padri Scolopi di Urbino.

Questo periodo è stato fondamentale per la preparazione culturale di Giovanni, sia per l’impronta che il Rettore e gli insegnanti del Collegio gli hanno trasmesso sia per le grandi capacità di Giovanni.

Purtroppo questo tranquillo e lieto periodo viene improvvisamente spazzato via il 10 agosto 1867 dall’efferato e impunito omicidio del babbo Ruggero Pascoli.

La famiglia ha dovuto lasciare la Torre e trasferirsi nella casa nel paese, e i fratelli abbandonare il collegio.

Dopo pochi mesi vennero a mancare la mamma Caterina, la sorella Margherita e poi il fratello Luigi. I fratelli si trasferirono a Rimini.

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SECONDO CAPITOLO “Gli anni bolognesi”.

Dopo aver vinto una borsa di studio e con una piccola aggiunta del fratello Giacomo, Giovanni Pascoli si iscrive nel 1873 al Corso di Belle Lettere all’università di Bologna.

Pascoli segue con attenzione le lezioni di latino, greco e archeologia tenute da Carducci, non altrettanto si può dire delle altre materie, in particolare storia.

Al termine del biennio non si presenta agli esami previsti e perde la borsa di studio.

Inizia per Giovanni un periodo turbolento, con sbandamenti, contraddizioni, con dubbi sulla fede, e a nulla sono valsi i richiami e i rimproveri di Carducci per riportarlo sulla diritta via, questo il testo di uno scritto del Carducci: “Fu alunno di questa facoltà di filologica, e ai suoi bei giorni, o cattivi, fu anche socialista e in prigione. Il prof. Gandino ed io lo confortammo e richiamammo agli studi”.

Cosa pensava e come il Carducci considerava Giovanni Pascoli appare chiaro da una lettera inviata a Ferdinando Cristiani preside del Liceo di Teramo: “se tu hai bisogno d’un ottimo insegnante, d’un giovane molto per bene, ma che per essere di molto ingegno e di animo generoso e buono, ha bisogno di trovarsi in mezzo a galantuomini, domanda al Ministero per il tuo Liceo-Ginnasio, il Pascoli Giovanni, che si dottorerà ora alla fine di giugno. È ottimo e valentissimo per l’italiano, per il latino e per il greco”.

TERZO CAPITOLO “L’impegno politico”.

Senz’altro il capitolo più interessante che ci rimanda ad un Giovanni Pascoli più vicino a noi, agli ideali che tutti abbiamo vissuto durante gli anni degli studi. Tante speranze e attese che purtroppo in molti casi non si sono realizzate.

Dall’abbandono degli studi nel 1875 al 1880 ha vissuto miseramente e ha partecipato attivamente al movimento rivoluzionario socialista, divenne amico intimo di Andrea Costa, di G. Battista Lolli e di altri internazionalisti.

Questi sovversivi erano solito incontrarsi nella “Locanda del Chiù” di Bologna.

Non può non venirci in mente una delle più commoventi poesie di Giovanni Pascoli “Il Chiù” (l’assiuolo).

In quel periodo storico tutta la gioventù intellettuale dell’Italia centro-settentrionale e soprattutto dell’Emilia e della Romagna aderiva ai nuovi movimenti sociali, credeva nel miglioramento della società e nell'emancipazione della classe operaia.

Giovanni Pascoli ha collaborato con diverse pubblicazioni di ispirazione socialista: “I Ciompi”, “Colore del tempo”, “Nettuno” con diversi pseudonimi quali, Dioneo e Gianni Schicchi.

Nel settimanale “Colore del tempo” era prevista la pubblicazione del romanzo di Giovanni Pascoli “I Dinamisti” (i dinamitardi) mai pubblicato.

In questo terzo capitolo sono allegate in originale (di non facile lettura) con la trascrizione in italiano, molte “Note del Questore al Prefetto di Bologna” con dettagliati i movimenti dei socialisti, tra questi viene spesso citato Pascoli Giovanni.

Dalla nota del Questore al Prefetto di Bologna del 15/3/1879 leggiamo:

“Esperite le più accurate indagini per accertare se il professore Giovanni Pascoli siasi effettivamente assentato da Bologna nel giorno 20 febbraio s.o in cui ebbe luogo a Borello nel circondario di Cesena una riunione di internazionalisti… 

il Pascoli è solito abbandonare Bologna tutte le settimane nella sera del Sabato per fare ritorno infallibilmente il Lunedì mattina colla prima corsa ferroviaria…”.

Da questa nota appare evidente di come Giovanni Pascoli fosse attenzionato dalle forze dell’ordine.

Ribadiamo l’importanza di questo libro catalogo e dei documenti pubblicati.

Mauro Rossi e Giuseppe Casadei

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