BALDININI EUGENIO “SBERAGLIA” IL GARIBALDINO SAMMAURESE E GLI ALTRI GARIBALDINI DEL NOSTRO SAN MAURO DI ROMAGNA, OGGI SAN MAURO PASCOLI.
BALDININI EUGENIO “SBERAGLIA” E’ GARIBALDÒIN SAMAVROIS E CHILT GARIBALDÒIN DE NOST SAMAÈVAR.
Continuiamo a raccontarvi le storie di personaggi Sammauresi, oggi vogliamo parlarvi di un Sammaurese che pur essendo passati circa 180 anni dalla nascita e circa 100 anni dalla scomparsa è ancora ricordato e menzionato, e degli altri Garibaldini Sammauresi.
Stiamo parlando di EUGENIO BALDININI soprannominato “SBERAGLIA”, ma in quanti conoscono la sua storia e come è nato il suo soprannome.
In questo breve ricordo ci permettiamo di chiamarlo con il suo soprannome.
SBERAGLIA nasce a San Mauro* il 2 giugno 1946, muore a Santarcangelo il 24 aprile 1927 dove viene sepolto, legnaiolo.
Figlio di Antonio e Lucia Pollini, sposato con Candida Giovagnoli abitava in Via dall’Acqua 76, oggi Via Giovanni Pascoli.
SBERAGLIA come tanti altri Romagnoli è stato conquistato dalle imprese di Garibaldi, l’eroe dei due mondi, ed è accorso e ha seguito il Generale nelle sue imprese.
Ha combattuto:
- BEZZECCA il 21 luglio 1866 con i suoi garibaldini riesce a occupare il paese fra Riva del Garda e Trento. Da Bezzecca il 9 agosto 1866 Garibaldi invia al Comando Supremo di Padova il famoso telegramma “ho ricevuto il dispaccio n° 1073 OBBEDISCO”
- MENTANA 3 Novembre 1867, Garibaldi perde oltre 270 Garibaldini contro i Francesi armati con fucili a ricarica, venuti a liberare il Papa...
- DIGIONE (Francia). I Prussiani sconfiggono i Francesi e arrestano Napoleone terzo. Nasce in Francia la Repubblica, Garibaldi è chiamato in aiuto dai Francesi.
Sono oltre 3000 i volontari che accorrono agli ordini del Generale Garibaldi, in gran parte Bolognesi e Romagnoli, che riescono a cacciare i Tedeschi da Digione.
- Dopo la fine della guerra Franco Prussiana Garibaldi torna ancora a Caprera.
- In Italia il 20 Settembre 1870, ROMA viene presa dai Bersaglieri di Raffaele Cadorna con la “Breccia di Porta Pia, i francesi non torneranno più e 13.000 Papalini vengono fatti prigionieri.
Ma come è nato il suo soprannome, è molto semplice. Purtroppo in quegli anni la popolazione non aveva la possibilità di accedere agli studi e EUGENIO BALDININI quando raccontava le imprese di Garibaldi ripeteva “LI ABBIAMO SBERAGLIATI TUTTI”, da sberagliati a SBERAGLIA il passo è stato breve.
SBERAGLIA dopo il ritorno a San Mauro, è tornato al suo modesto lavoro di segantino, quando però parlava di GARIBALDI si alzava in piedi come se avesse ancora di fronte il suo GENERALE, si toglieva il berretto e gli occhi si illuminavano di una luce profonda.
Per SBERAGLIA il giorno più importante era il XX Settembre l’anniversario di Porta Pia, in quel giorno seguiva la banda con la sua camicia rossa, il berretto da garibaldino, il fazzoletto blu al collo, e le medaglie sul petto. Quel giorno era per lui come se tornasse ai suoi bei vent’anni e ai suoi ideali.
SBERAGLIA era stato amico di Giovanni Pascoli, accompagnava spesso il Poeta nelle battute di caccia lungo il Rio Salto.
Il Poeta aveva una venerazione per questo vecchio che a San Mauro era un’espressione del Risorgimento, una corrente di simpatia e di serena amicizia aveva legato ”SBERAGLIA” a “ZVANÌ”.
Proprio a Giovanni Pascoli si era rivolto “SBERAGLIA”, quando si era sentito divorato dal rimorso per aver venduto in un momento di difficoltà per le modeste entrate dal lavoro, e per pochi soldi le proprie medaglie.
Giovanni Pascoli prese a cuore la richiesta di questo suo amico e grazie alla sua intercessione il Ministero gli ridiede le medaglie.
Fecero una grande festa a San Mauro con Sangiovese e “Champagne la Tour” (il famoso Champagne prodotto alla Torre) con il Poeta che disse a Sberaglia “Tè, però, al mudai, ta tli siri ‘bbuedi” -tu però le medaglie te le eri bevute-.
L’amministrazione comunale ha intestato in memoria e ricordo di EUGENIO BALDININI una via, quella che da dietro la pescheria confluisce nella Via Sandro Botticelli.
Purtroppo nel cartello nome-strada non è stato scritto il soprannome, SBERAGLIA.
Abbiamo svolto delle ricerche presso i servizi cimiteriali del Comune di Santarcangelo. Sberaglia è stato sepolto in terra, e nei registri storici non ci sono altre annotazioni relative all’esumazione.
Questa mancanza di annotazioni indica che i suoi resti siano stati translati nell’ossario pubblico.
L’unico cimelio rimasto di SBERAGLIA è il berretto che il nipote Federico Baldinini “Recla” diversi anni fa ha consegnato al Comune.
Attualmente il berretto è conservato nel palazzo comunale, un luogo sicuro, ma considerata la sua importanza storica sarebbe opportuno valutare di esporlo al pubblico, sempre nei locali del Comune all’interno di una teca in plexiglas.
Tutto corredato con una descrizione di chi era il garibaldino SBERAGLIA un sammaurese del quale essere orgogliosi.
ELENCO DEGLI ALTRI GARIBALDINI SAMMAURESI:
Oltre a SBERAGLIA altri nove Sammauresi hanno combattuto con Giuseppe Garibaldi. Le informazioni che riportiamo sono tratte da un elenco che ci è stato consegnato dalla Dott.ssa Giovanna Severi, già responsabile del servizio anagrafe del Comune di San Mauro Pascoli. Purtroppo in alcuni casi i dati sono mancanti e/o incompleti.
ATTENZIONE, due di questi Garibaldini hanno uno strano collegamento con l’omicidio del quale è stato vittima il 10 agosto 1867 RUGGERO PASCOLI il babbo del Poeta GIOVANNI PASCOLI:
- Della Motta Ferdinando, figlio di Davide a Arlotti Rosa
- Della Rocca Michele “Capiloina”, nato a San Mauro nel 1845, bracciante, figlio di Biagio e Pagliarani Francesca, celibe, deceduto a Savignano il 21 /07/1907, via Castello n. 3
- Donati Serafino, nato a San Mauro nel 1842/43, bracciante, figlio di Mauro e Brigida Contucci, mogli Soci Carolina e Guidi Santa, via Castello n. 3
- Fabbri Guido
- Gobbi Matteo, nato a San Mauro il 5/8/1847, figlio di Giovanni e Antonelli Colomba, celibe, deceduto a San Mauro il 27/11/1918
- Pagliarani Giuseppe, nato a San Mauro nel 1842/43, fabbro ferraio, figlio di Mauro e Vincenzi Annunziata, mogli Maioli Bruna e Corbelli Rosa, deceduto a Imola in manicomio il 3/8/1891, via la Torre n. 3
- Pagliarani Luigi ”Bigeca”, nato a San Mauro nel 1849/50, colono, figlio di Angelo e Soldati Nicola, mogli Colonna Alba e Grossi Annunziata, deceduto a Savignano il 16/6/1902
- Quadrelli Eugenio, nato a San Mauro il 16/12/1845, bracciante, figlio di Domenico Antonio e Baldinini Giustina, moglie Mantani Erminia, via dall'Acqua n. 75
- Zani Adamo, nato a San Mauro nel 1841, birocciaio, figlio di Giuseppe e Piscaglia Cristofora, celibe, deceduto a Savignano il 2/3/1879, via la Torre n. 2.
Dopo questo breve elenco, raccontiamo il motivo che lega Della Rocca Michele “Capiloina” e Pagliarani Luigi “Bigeca” all’omicidio di Ruggero Pascoli il babbo di Giovanni Pascoli.
Una premessa, le indagini, i processi, le ricerche, gli studi, che sono stati compiuti allora e in tempi recenti non sono mai venute a capo di nulla, e purtroppo dopo oltre 150 anni ci sentiamo di affermare che non si arriverà mai ad accertare la verità.
Ruggero Pascoli è stato assassinato il 10 agosto 1867 con una schioppettata sulla via Emilia, mentre tornava da Cesena a San Mauro, all’altezza della villa del conte Gianfranco Ginanni Fantuzzi.
Proprio “Bigeca e Capiloina” sono stati da subito sospettati di essere gli esecutori materiali dell’omicidio.
Per quanto riguarda i mandanti, secondo molte voci il movente doveva essere ricercato tra i forti contrasti politici che in quel periodo infiammavano la Romagna, tra gli interessi relativi alle proprietà terriere, e l’importante incarico che Ruggero Pascoli ricopriva nella Torre di proprietà dei Principi Torlonia di Roma.
Nel processo nel quale “Bigeca e Capiloina” sono stati giudicati non colpevoli erano difesi dal famoso avvocato Savignanese Gino Vendemini, conosciutissimo in tutta la Romagna e non solo, un vero e proprio principe del foro.
Ma noi ci chiediamo come due personaggi come “Bigeca e Capiloina”, senza arte ne parte, potevano permettersi di pagare le competenze dell’avvocato Vendemini.
Che ci abbia pensato il mandante, a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina.
Comunque a un certo punto “Bigeca e Capiloina” hanno deciso di arruolarsi con i Garibaldini, così per cambiare aria e forse allontanarsi da una zona dove l’atmosfera era diventata un po’ pesante.
Alleghiamo alcune fotografie riguardanti il nostro concittadino, e una bellissima poesia che Mino Giovagnoli ha scritto in ricordo di Sberaglia.
Fotografia di SBERAGLIA con berretto divisa da garibaldino e medaglie; del suo amato GENERALE; del berretto (ph Rosita Boschetti); fotografia del cartello indicante la via; fotografia del berretto indossato da Mauro Rossi (con Fabio Montemaggi), ogni 9 febbraio in occasione della festa della Repubblica Romana Federico Baldinini “Recla” nipote di SBERAGLIA portava nel circolo del PRI di San Mauro Pascoli il berretto di SBERAGLIA.
SBERAGLIA -EUGENIO BALDININI di Mino Giovagnoli
Sberaglia l’èra un garibaldòin ad pèla bona,
ad quei chi éra sté a Mentana,
mò da vècc u s’éra avilój,
e ziréva cmè un pérs,
ché al camisi ròsi an cuntèva piò gnént.
U s’imbariaghéva
E u s’éra béu tott al mudàj dal campagni!
E paròiva
c'u n’avéss piò nisùn sentimòint
tènt è vèra che l’Arziprìt
u l’invidétt tla Paròchia,
pr’una zòina, duò cu j’éra tott e clero di dintéuran.
I Prit i ridóiva, il tulòiva in zóir,
i stuzichéva che por vècc
pòsta che faséss un brindisi.
Mò Sberaglia, s’e su biciaròtt ad Sanzvòis,
e muntét s’una scaràna rugénd:
“Viva Garibaldi e abbasso i Preti!!!”
SBERAGLIA. Sberaglia era un garibaldino di pelle buona, di quelli che erano stati a Mentana, ma da vecchio si era avvilito, e girava come un perso, che le camicie rosse non contavano più nulla. Si ubriacava e si era bevuto tutte le medaglie delle campagne! Sembrava che non avesse più nessun sentimento, tant’è vero che l’Arciprete l'invitò nella parrocchia, per una cena dove c'era tutto il clero dei dintorni. I Preti ridevano, lo prendevano in giro, stuzzicavano quel povero vecchio, perché facesse un brindisi. Ma Sberaglia, col suo bicchierotto di Sangiovese, montò sopra una sedia urlando: “Viva Garibaldi e abbasso i Preti!!!”
*dal 18/12/1862 San Mauro di Roma per un errore, corretto dal 6/2/1863 in San Mauro di Romagna, e dal 9/11/1932 in San Mauro Pascoli.
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