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di Rosita Boschetti

Ida nel 1895
Ida nel 1895

Il matrimonio della sorella Ida, celebrato il 30 settembre 1895,  è reso possibile dall’impegno del poeta, che le procura una dote adeguata. I sacrifici economici non vengono però apprezzati da nessuno dei due coniugi: Salvatore Berti pretende infatti che gli venga corrisposto anche un mensile e un’assicurazione sul capitale della moglie, mentre Ida a ridosso del matrimonio rivolge al fratello parole di ingratitudine, che rivelano quanto gli sforzi di Giovanni fossero per lei scontati:

perchè sappi che l'Ida ripetutamente mi ha rimproverato d'averla presa con la Mariuccia undici anni fa; che per lei è stato un danno; che il mantenimento se l'è sempre guadagnato con molta fatica, e vai dicendo. Molte volte singhiozzando in loro presenza, tra le fiere indignazioni della muta e buona Mariuccina, ho riconosciuto, che più  infelici di così era impossibile essere al mondo: fare un sacrifizio, come più grande non si può fare al mondo, quello dell'amore e della giovinezza (della vita è ben più facile) e poi sentirlo non solo misconoscere ma maledire, ma rimproverare... Un'altra cosa che mi rimprovera è che ella non è così ricca come voleva. Ha 600 lire annue: mi ha rimproverato, d'averle limitate mia vita natural durante. In vano le ho dimostrato che facendo altrimenti, per molti anni ancora, il giorno che morissi (e queste gioie non prolungano di certo la vita) quello che lasciassi andrebbe tutto al Berti, buon possidente, e a lei agiata, e la mia angelica sorellina Maria non avrebbe che gli occhi da piangere. Essa insiste che io ho agito male. E' impossibile riferirti il cumulo di cattiverie […] Tra noi e lei è l'abisso. Dunque ti ringrazio che verrai, se tu non venissi, io farei uno scandalo andandomene e lasciandola nell'imbarazzo.

Sulla base della nuova documentazione, risulta quindi  evidente che la mancata partecipazione del poeta alle nozze della sorella non sia legata tanto al risentimento per l'apparente tradimento del nido familiare, quanto a un inevitabile definitivo allontanamento tra Giovanni ed Ida, dovuto alle controversie economiche già descritte. Il poeta si sentiva probabilmente sfruttato dai due fidanzati, come si desume inoltre dal contratto prematrimoniale firmato da Pascoli e da Salvatore Berti, con il quale il poeta si impegnava a garantire un mensile ad Ida di 50 lire; nel documento egli precisava però che non intendeva impegnarsi «nè ora né mai di fornire il capitale corrispondente a essa rendita, giacchè esso Sig. Pascoli, sebbene non sia ancora accaduto, non ha però rinunziato né rinunzia alla vita coniugale, adottando la quale egli certo non potrebbe disporre per altri che per i suoi fini e appresso pertinenti, del denaro che gli avanzasse.»

L’intenzione di sposarsi aveva sempre accompagnato lo stesso Giovanni, ma, anche adesso egli non può realizzare le sue aspirazioni. Maria, infatti, che non era mai stata propensa all’idea di prendere marito, è al contempo avversa all’ipotesi che il fratello possa fidanzarsi. La sua invadenza è talmente evidente che il poeta arriva a scriverle parole inequivocabili:

Oh! non capisci che a restituirmi la pace è necessario, non che io prenda moglie – belle forze! – ma che io m’innamori? e come si fa, quando il cuore è tutto occupato da voi due? Siete sorelle amate e siete amate da sorelle: così dici. Va bene; ma dimmi in coscienza, senza diplomazia, dimmi, Mariù: tu mi ami da sorella: perché t’ha a dispiacere che io ami una donna da amante da sposo da marito?

I fatti fanno emergere l’eccessivo attaccamento di Maria per il fratello soprattutto in occasione del fidanzamento tra quest’ultimo e la cugina riminese Imelde Morri. Il poeta, ormai quarantenne, decide di chiedere la mano della giovane, ma essendo consapevole dell’avversione di Maria, compra l’anello di fidanzamento e prepara i documenti segretamente, con la complicità dell’amico sammaurese Pietro Guidi:

 

Caro Pirozz,

ti rinfresco la memoria. Cava in gran segreto le mie fedi e rintraccia quelle di mio padre e di mia madre e manda il tutto a Girolamo Perilli Via Garibaldi 33 Rimini.

In gran segreto!

Fa poi la nota delle spese; o falla prima; e sarai illico rimborsato.

Segreto di stato!

Presto verrò dopo avviso. Saluta tutti. Un bacio dal tuo Gio. Pascoli

 

Tutti gli sforzi per tenere Maria all’oscuro dall’accordo risultano però vani dal momento che il poeta confida i suoi intenti a Ida, con la quale c'era stato un riavvicinamento, che riferisce il tutto a Maria. Nonostante il fidanzamento sia già stabilito, Maria, come da lei stessa dichiarato, trova il modo di intromettersi nella questione: 

Quando dopo tante sue amorevoli e consolatrici parole mi fui un pochino calmata, provai di chiedergli come aveva fatto a mettersi in tali rapporti con quella cugina, avendo essa risposto negativamente alla mia lettera dell’estate scorsa. E a proposito gli dissi che la zia sembrava non potesse credere a quella ciarla perché, essendosi trovata presente all’arrivo di quella mia lettera, si era convinta che non ci potesse essere niente da fare poiché aveva sentito una delle due sorelle esprimersi negativamente per quel difetto al piede. Mi parve che questa frase gli facesse una certa impressione, ma non si fermò a commentarla.

Giovanni Pascoli era nato con un piccolo difetto a un dito del piede destro che gli provocava un’andatura claudicante, cosa che lo aveva sempre imbarazzato. Essendo ben conscia del fatto, Maria riporta al fratello presunti pettegolezzi uditi in casa Morri su quel suo difetto fisico, colpendo nel segno. Senza curarsi di chiarire con la sua futura sposa, Pascoli tronca il fidanzamento.

Questo è l’ultimo vero tentativo da parte del poeta di sposarsi e avere dei figli, così come sognava e come confida in una lettera del 1893 all’amico Giuseppe Martinozzi: “Tu hai Mario, io no: tu quando morrai, non morrai, io sì, morrò davvero. Ecco tutto”.

D’altro canto, il suo animo sensibile non è forse in grado di sopportare l’idea di essere fonte di sofferenza per la sorella Maria. Una testimonianza di Manara Valgimigli, uno dei pochissimi amici a frequentare la casa di Messina in cui Pascoli si trasferisce nell’autunno del 1897, sembra confermarlo:

Sposarsi, d’altra parte, non volle mai. Sempre, a chi gli consigliava le nozze, opponeva la stessa domanda, lo stesso disarmante sorriso: “E Mariù?”

Continua...

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È un pensiero pienamente condivisibile Don Paolo. Viviamo in un periodo storico drammatico dove l'eg...
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Grazie don Paolo per questa bella riflessione. Al di là delle logiche di parte e della ricerca osses...

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