Ennesimo episodio di bullismo in una scuola del nostro territorio. Un gruppetto di ragazzi prendeva sistematicamente di mira un loro coetaneo, magari un po’ più fragile, timido, isolato, e cominciavano la serie di insulti, umiliazioni e provocazioni… fino all’esasperazione della vittima.
Ho avuto la possibilità di incontrare uno dei ragazzi del gruppo dei “bulli”, su sollecitazione del padre, di poter parlare con lui più volte, di conoscerlo meglio... i suoi hobby, la sua famiglia, i luoghi che frequenta, le sue amicizie. Mi sono reso conto che non si tratta di un ragazzo violento… frequenta la scuola con regolarità, pratica sport, famiglia tranquilla.
La cosa che mi ha colpito di più è l’enorme quantità di video e immagini che questi ragazzi vedono ogni giorno, quelli sì davvero violenti, oltre che banali e brutti. Una serie impressionante di messaggi e musiche, videogiochi e canzoni impregnati di violenza gratuita, di cinismo e volgarità, una ricerca quasi voluta del brutto e dello squallido. È allora che mi è venuta in mente una breve storiella che ho voluto raccontare al ragazzo: “Un giovane monaco si recò un giorno dall’abate del monastero e gli confidò tutto agitato: ‘vede padre abate, ci sono momenti in cui io mi sento davvero buono, generoso, prego intensamente per tutti, aiuto i poveri. Sono paziente e servo volentieri i miei confratelli. Ma ci sono invece giorni in cui mi sento orgoglioso, avido e prepotente, e tratto male le persone che si rivolgono a me. Questa alternanza di sentimenti mi disturba, e non riesco a capire chi sono realmente’. L’anziano abate, dopo averlo ascoltato con attenzione, rispose: ‘Vedi, mio giovane amico, dentro di noi ci sono due lupi; uno è nero, feroce e crudele, violento e rapace, vuole dominare su tutto. L’altro è un lupo bianco, mite e generoso, altruista e sensibile. Fra questi due lupi, che si agitano dentro di noi, prevale e vince quello a cui tu dai da mangiare di più’.”
È proprio vero… noi siamo un groviglio di istinti, un insieme di luce e tenebra, di slanci di generosità e di cattivi pensieri. Prevale, alla fine della fiera, quella parte di noi che curiamo di più, a cui dedichiamo più tempo e impegno, quella parte del nostro mondo interiore e della nostra mente che nutriamo meglio. Si tratta di scegliere come cibo dell’animo immagini belle, dei film belli, delle buone letture, musica bella, dei racconti edificanti, degli esempi positivi, di dare spazio alla bellezza e alla poesia.
Detto in parole povere, se guardi sempre schifezze la tua mente diventa schifezza, e così il tuo modo di parlare e di agire. Ti afferra una sottile e progressiva insensibilità del pensiero, e ti travolge… e quasi senza rendertene conto finisci col fare cose davvero gravi. Penso che oggi sia necessario insegnare ai nostri ragazzi una dieta per la mente, con la stessa cura con cui cerchiamo di applicarci alla salute del corpo.
Anche perché come già aveva lucidamente intuito il grande Aristotele circa 3.000 anni fa, “un uomo finisce per diventare le sue abitudini”, cioè lentamente le tue abitudini ti determinano, prendono il sopravvento sulla tua volontà, ne diventi dipendente.
Mentre parlavo e dicevo queste cose, il ragazzo seduto davanti a me mi guardava, un po’ sospettoso e un po’ pensieroso… che Dio ce la mandi buona.
Ultimi Commenti