In questi giorni mi sono riguardato alcuni dati dell’ultimo rapporto ISTAT, uscito a metà Dicembre 2022; l’annuale fotografia fatta dall’Agenzia di Stato sulla situazione del nostro paese lascia perplessi:
- Gli italiani sembrano sempre più disillusi, intristiti, smarriti. Un popolo che ha perduto la sua proverbiale giovialità, con la malinconia che appare come nota dominante dei nostri stati d’animo.
- Non siamo più capaci di grandi speranze, non ci sono più obbiettivi importanti da raggiungere.
- Questo appare come l’epoca delle passioni tristi, caratterizzato dall’incertezza crescente.
- Un tessuto sociale frammentato, mentre cresce una sorta di individualismo che ci spinge a chiuderci in casa, a vivere rapporti fragili, “liquidi”.
- In netta discesa il desiderio di una realizzazione personale, sia lavorativa che affettiva o sociale.
- Si è persa la capacità di affrontare sacrifici, non perché non se ne ha voglia, ma perché non se ne vede il senso, lo scopo.
Tutti questi elementi diventano ancora più inquietanti se si pensa che nel mondo giovanile sono più marcati e in crescita. Eppure il carrozzone va avanti così, in una sorta di indifferenza e di rassegnazione, di stordimento, quasi una narcotizzazione per non sentire troppo male.
Stiamo vivendo questi giorni tra Natale e Capodanno… strani giorni, sembra un tempo sospeso, rallentato, particolare.
Un po’ di lavoro e un po’ di vacanza, fra il Natale appena archiviato e l’anno nuovo alle porte.
Eppure potrebbe essere un tempo prezioso, giorni utili per lasciare “sedimentare” i pensieri, per rallentare il fare e il dire, per cogliere il meglio del Natale e vivere i primi giorni di questo nuovo anno. Mi permetto di suggerire tre atteggiamenti interiori, a partire da ciò che il Natale può suggerire a tutti, credenti e laici.
- MISTERO, inteso come stupore, meraviglia, come qualcosa di inafferrabile eppure presente e affascinante. La vita rimane mistero, qualcosa che sfugge sempre ai nostri calcoli, alle regole della scienza e della tecnica. Senza questa dimensione rischiamo di appiattire la nostra esistenza, di ridurre l’uomo ad una macchina, qualcosa di manipolabile; di non riconoscere la nostra vera grandezza, di non vedere più la profondità che ci abita, il mistero di cui siamo fatti, condizione che accompagna la nostra identità più vera. Il Natale è denso di questa dimensione misteriosa.
- FRAGILITA'. Che cosa c’è di più fragile e bisognoso di un Bambino appena nato? Oggi ci riscopriamo tutti più fragili, più esposti agli urti della vita. L’uomo rinascimentale dipinto da Leonardo, maestoso e sicuro, posto al centro dell’universo come misura di tutte le cose, ha lasciato il posto alle figure di Picasso, fatte di asimmetria, di volti destrutturati, di elementi accostati fra loro senza proporzioni ed equilibrio, immagine della nostra attuale interiorità. Si tratta di convivere con questa fragilità, di amarla umilmente, di averne cura, di custodirla e accompagnarla, di averne tenerezza. La nostra e quella delle persone accanto a noi.
- LA RESILIENZA, intesa come quella forza interiore che permette di trasformare ogni difficoltà in risorsa, di non arrenderci quando tutto sembra così difficile e procura avvilimento e amarezza. È una storia di resilienza quella di Maria e Giuseppe. Impotenti e sottomessi al potere dell’imperatore di Roma che impone il Censimento a tutti gli abitanti dell’impero. Devono affrontare questo viaggio pieno di rischi e pericoli, arrivano a Betlemme e sono trattati come stranieri scomodi, quasi invisibili agli occhi di una città dove per loro non c’è posto. Dovranno poi riprendere ben presto il cammino, fuggiaschi davanti alla violenza di Erode. Eppure non cedono, non imprecano, non si avviliscono… tengono fisso lo sguardo su quel Bambino portatore di speranza e futuro.
Ultimi Commenti