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Impreviste complicazioni

Improvvise complicazioni

Cl. 4^ - Anno Sc. 1978 – 79. Inserita la matrice, un po' di giri a vuoto per impregnarla di alcol e poi si parte con la stampa.

Il desiderio di avere figli per i nostri due ora era divenuto assolutamente prioritario rispetto ad ogni altra incombenza, proprio così, dovevano subito procreare, avevano atteso anche troppo.  

“Evvvaaaiii...diamoci da fare!”. Gridavano felici.

Facile da dirsi, più complicato da farsi, Lele e Moschina, quasi viso a viso, si guardavano fissi negli occhi sorridendosi pieni di fiduciose aspettative, il momento era giunto ed era quello giusto, almeno così credevano, rimasero però a lungo a fissarsi e a sorridersi, ma nessuno dei due osava  prendere la più piccola iniziativa.

Piano, piano il sorriso sparì dalle loro facce, anzi, avevano assunto un'espressione preoccupata, la situazione era divenuta per entrambi imbarazzante, tacevano, solo si udiva in lontananza il frinire fastidioso delle cicale.

“Cara”, ruppe per primo il silenzio Lele con un filo di voce, “tu lo sai come si fa, a far nascere dei figli? Come hai fatto tu a venire al mondo?”.

“Non ne ho la più pallida idea, mi ricordo vagamente dei primi voli in compagnia di tante altre mosche e null'altro!”.

“È proprio così anche per me, ricordo una capanna, una ragnatela, il primo volo sgangherato e che eravamo in tanti, ma di come siamo potuti nascere, non l'ho mai saputo ed ora, ad essere sincero, non so proprio da dove iniziare!”.

“Questo è veramente un bel problema, ma dai, qualcuno che sa come si fa, ci sarà sicuramente in questo parco.”.

“Vero, ma chi? Qui siamo in tanti, ma con nessuna mosca abbiamo una tale confidenza da poterle chiedere le istruzioni per un affare del genere, io, poi, un po' mi vergogno a parlare di queste questioni private, insomma far sapere a tutte le mosche del parco che ignoro come si fanno i figli, non mi pare il meglio della vita.”.

“Senti, qui c'è una sola mosca che sa tutto, è Peppa, la mosca-custode, andiamo da lei, sono certa che saprà insegnarci a dovere ed è una che non dà molta confidenza alle mosche del parco, la maggior parte del tempo lo passa dentro casa Pascoli.”.

Trovarono Peppa che stava spiegando il solito Pascoli ad un nutrito gruppo di moscerini, attesero che salutasse la mosca-prof che li accompagnava e poi volarono decisi dalla mosca-custode, alla quale, senza mezzi termini, esposero il loro problema con estrema sincerità.

“Ih...ih...ih...”, rideva da sganasciarsi Peppa, poi rivolgendosi a Lele: “Se proprio non sai come fare, se permetti, posso pensarci io a tua moglie, sai, io sono mosca, ma sotto, sotto, sono un vero maschio!”.

Urca come si arrabbiò Lele, era sul punto di saltargli addosso,  Moschina però che aveva compreso la mala parata, volò in mezzo ai due e con le lacrime agli occhi li pregò di abbassare i toni, quando la calma prese il sopravvento, fu lei a fissare negli occhi la mosca Peppa con uno sguardo che non lasciava dubbi sulle sue intenzioni:

“Se siamo venuti da te è perché ti consideriamo una mosca per bene e intelligente, ora abbiamo bisogno del tuo sapere, non ci deludere, ma se vuoi la guerra, ti avviso che noi due insieme ti salteremo addosso e ci ciberemo delle tue interiora!”.

Il primo a stupirsi di tanta grinta fu Lele, altroché la dolce Moschina, questa era una belva pronta a tutto. Anche Peppa rimase sorpreso, poi lasciò andare un sospiro rassegnato e parlò con calma:

“Io scherzavo, non si capiva? Però non ho molto da insegnarvi, tutto ciò che dovete fare è scritto nella nostra natura di mosche, tu maschio stalle vicino, anzi appiccicato a lei e se senti provenire dal suo corpo un profumo mai annusato prima, non pensare  più a niente, segui solo il tuo istinto, madre natura ti guiderà e adesso vi saluto che sta per arrivare un'altra comitiva di moscerini che vogliono sapere tutto di Pascoli, studiatelo anche voi, perdonatemi e buona fortuna!”.

I due coniugi se ne volarono via rinfrancati e fiduciosi, e già nel breve volo per raggiungere la loro residenza, Lele, che volava quasi appiccicato a Moschina che gli aveva suggerito Peppa, prima di raggiungere la meta, sentiva provenire dalla sua compagna un insolito odore.

Era tutto chiaro, Moschina gli segnalava che era pronta e disponibile e lui sapeva quel che doveva fare, sentiva che madre natura li aveva presi per mano, ora era solo questione di tempo, di poco tempo, anzi, pochissimo.

(Continua)

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Grazie don Paolo per questa bella riflessione. Al di là delle logiche di parte e della ricerca osses...

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