LE STORIE DEL MAESTRO PIERO
LA CHIAVE MISTERIOSA (3)
E così, muti come pesci, mano nella mano, a due a due, tutti a seguire il maestro entro quel buio che avvolgeva i corpi come ad annullarli.
Nessuno ebbe la percezione del tempo trascorso o della distanza percorsa, sembrò a tutti di essere sospesi in un luogo né di vita, né di morte, forse questo era il nulla e quindi tutti accolsero con un lungo sospiro liberatorio la visione di luce che si stagliò davanti a loro improvvisamente, come se qualcuno avesse azionato l’interruttore della luce elettrica.
Non c’erano però interruttori nei paraggi, né lampadari, ma innanzi loro si apriva un lungo corridoio tutto di marmo bianchissimo che quasi abbagliava, lungo le pareti di destra e di sinistra erano dislocate una serie di porte, tutte uguali e tutte a regolare distanza con impresso al centro un numero progressivo, dispari in quelle di sinistra, che iniziavano da 1 e terminavano con 21, e pari in quelle di destra che iniziavano da 2 e terminavano con 22. Undici su un lato e undici sull’altro: 22, proprio lo stesso numero degli alunni della classe e oggi presenti.
Senza un attimo di esitazione il maestro infilò la chiave nella serratura della porta numero 1, vi entrava perfettamente, ma quando tentò di girarla fu tutto vano, provò con la porta numero 2 e poi con la 3, ma il risultato era lo stesso, per cui con un moto di stizza la scaraventò rabbiosamente sul pavimento.
“Accidenti, tutta sta fatica per niente e adesso?”.
Ci fu un momento di scoramento durante il quale ognuno cercava nella faccia dell’altro la speranza di un’idea qualsiasi per uscire da quella situazione.
Intanto Greta aveva raccolto la chiave che era caduta vicino ai suoi piedi e zitta, zitta, proprio per far qualcosa, la introdusse nella porta numero 1 e la girò verso sinistra. Tutto avvenne dolcemente e senza fatica alcuna e, nel più profondo silenzio, si udì nitido il rumore della serratura che si apriva e Greta che con un filo di voce tremolante sospirò:
“Maestro, credo d’aver aperto la porta!”.
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