di Piero Maroni
Nella cultura tradizionale di molti popoli, il tempo che intercorre da Natale all’Epifania è un tempo “fuori dal tempo”, in quanto queste dodici notti sono “di passaggio” da un anno all’altro e quindi non appartengono né a un anno, né all'altro.
Il periodo del Capodanno era considerato un periodo magico, nel quale, approfittando del “buco nel tempo”, si diceva che le anime dei morti ritornassero tra i vivi: bisognava perciò accoglierli bene, in quanto i nostri antenati defunti sovrintendevano, secondo antiche tradizioni contadine, alla fertilità e alla fecondità dei raccolti.
Le anime dei morti però incutevano timore e, sovente, per propiziarseli venivano eseguiti nelle notti tra Natale e Capodanno diversi riti di accoglienza come lasciare loro la tavola imbandita, o preparare davanti al camino un catino con acqua e un asciugamano per potersi lavare o accendere per loro un bel fuoco nell’arola della cucina.
L’ultima notte, quella dell’Epifania, come si leggerà in seguito, era il momento in cui il “tempo magico” si chiudeva e ci sono, nel folklore di diverse zone, varie pratiche tese ad assicurarsi che tutte le anime dei morti fossero tornate alla propria dimora sotterranea.
Tutto questo periodo, dunque, si pone in un momento dell’anno storicamente ricco di usanze e rituali legati alla terra, all’inizio del nuovo raccolto e all’idea di propiziarsi fortuna e prosperità nell'anno nuovo.
Anno nuovo, vita nuova. Per salutare l’anno vecchio che se ne va e per festeggiare i 12 nuovi mesi che arrivano, ci sono tante tradizioni, che ormai si tramandano da anni, altre, invece, sono state introdotte in tempi più recenti. Speranza, fortuna, abbondanza, amore, serenità, … sono gli auspici per se stessi e per gli altri e che si concretizzano in piccoli gesti e riti scaramantici. Ecco i classici di capodanno!
Lenticchie e uva bianca. Da nord a sud della Penisola, su ogni tavola arriva solitamente un piatto ricco di piccoli legumi: la lenticchia che già in epoca romana simboleggiava l’abbondanza, il denaro. Ogni lenticchia è una moneta, quindi più se ne mangeranno e più soldi si avranno! La fantasia popolare vuole vedere nella forma della lenticchia, un soldino e così esiste l’usanza di mangiare le lenticchie il primo giorno dell’anno, con l’augurio che saranno portatrici di denaro e benessere. Le lenticchie, dunque, ma anche i chicchi di melograno, i datteri e i chicchi di uva bianca portano fortuna, guadagni, buoni affari e sono ben auguranti. Secondo la tradizione bisogna mangiare sette chicchi d'uva al mattino a digiuno.
Zampone e cotechino. La carne di maiale è sicuramente tra le più nutrienti, proprio per questo, lo zampone e il cotechino sono divenute il simbolo dell’abbondanza. Mangiare queste due pietanze a capodanno promette un anno ricco e fortunato.
Dopo mezzanotte. Se entra in casa un prete o un uomo molto alto dai capelli neri porterà fortuna all'abitazione per tutto il nuovo anno.
Vischio. La notte di capodanno, si deve appendere del vischio sulle porte, allontanerà gli spiriti maligni dalla casa. La tradizione arriva direttamente da antiche credenze tramandate dai Druidi, cioè i sacerdoti della religione dei Celti. I Druidi non erano però solo l'equivalente dei nostri sacerdoti, spesso erano anche filosofi, scienziati, maestri, giudici e consiglieri del re. I Druidi collegavano i Celti con i loro numerosi dei, erano responsabili del calendario lunare e guardiani del "sacro ordine naturale". Con l'arrivo del Cristianesimo in ogni regione questi compiti furono assunti dal vescovo e/o dall'abate, ma donare il vischio per Capodanno ha ancora oggi un significato beneaugurante. Fino a non molto tempo addietro nelle campagne emiliane e romagnole gli innamorati si scambiavano un bacio propiziatorio il giorno di Natale sotto un ramoscello di vischio appeso all’architrave della porta di casa. E non era raro vedere il vischio sui tetti delle stalle e delle case coloniche per proteggerle dagli incendi e dai fulmini.
Spiriti maligni. Per allontanare gli spiriti maligni dall’abitazione basterà aprire la finestra di una stanza buia poco prima della mezzanotte. Non ci si deve però dimenticare di aprirne un’altra, ma questa volta di una stanza illuminata: da lì entreranno gli spiriti del bene.
Soldi in tasca. L’anno nuovo è arrivato e se si esce di casa non bisogna farlo con le tasche vuote, ma con qualche soldo. L’usanza afferma che, così facendo, l’anno appena nato non sarà “magro”.
Denaro. Mai negare un prestito di denaro chiesto a Capodanno, il denaro prestato torna indietro centuplicato.
Lavoro. In Romagna, nella ricorrenza del Capodanno, si ha il principio dell'analogia, per cui i contadini dicono che “bisogna fare un poco di tutti i lavori perché così vanno a riuscire tutti bene”. Ancora oggi in molte famiglie, il primo dell’anno, si fanno tutte quelle attività che si vorrebbe fare o che andassero bene per tutto il resto dell’anno.
Lingerie rossa. È usanza indossare lingerie rigorosamente rossa la notte di Capodanno. Il rosso, oltre ad indicare amore e fortuna, è un ottimo amuleto per la fertilità sia femminile che maschile. Ma attenzione: la tradizione vuole che l’intimo utilizzato a Capodanno venga buttato via il giorno dopo.
Il primo incontro. L’anno inoltre si apre positivamente se, il 1° gennaio, si incrocia, come prima persona, un uomo, ancor meglio se benestante. Incontrare una donna o, peggio, ospitarla in casa, è considerato di cattivo auspicio. Molti anni fa c’erano bambini che al mattino presto andavano di casa in casa ad augurare il buon giorno e il buon anno: “Bon dè e bon an, la furteuna par tot l’an!” (Buon giorno e buon anno, la fortuna per tutto l'anno!) e normalmente veniva loro donato qualche soldino come ricompensa. Se non ricevevano niente pare che si allontanassero con questa maledizione:“Ch’u v’mures e’ sumar int e’ capan!” (Che vi morisse il somaro nel capanno!).
Lo stesso vale per la telefonata di auguri: per chi è superstizioso, guai a ricevere la chiamata di una donna il primo di gennaio! Ancora oggi, anche se la cosa si sta perdendo per ovvie ragioni, sono molti gli anziani convinti che le donne, il primo dell'anno portino disgrazia.
Fuochi . I botti simboleggiando l'uccisione del vecchio a favore del nuovo (a Bologna si brucia il “vecchione” in piazza), così come anche accendere un falò ha il significato simbolico di bruciare il vecchio anno per illuminare quello nuovo in segno di speranza. I falò sono il retaggio di riti propiziatori pagani, caratteristici delle culture agrarie, il fuoco rigenera e purifica e si riteneva quindi che i falò svolgessero una funzione rigeneratrice, proteggendo i raccolti dai demoni e rendendo fertile la terra.
Infine c'è chi a mezzanotte rompe i cocci (bicchieri, piatti, vassoi… anche lanciandoli dalla finestra) per scacciare il male che si è accumulato nel corso dell’anno e si è diffusa l’usanza di sparare i botti, anche questi utili per scacciare gli spiriti maligni.
Par l’an nov tot al galòini al fa l’ov.
Per l’anno nuovo tutte le galline fanno l’uovo.
Quèl ch’us fa e’ pròim dè dl’an us fa par tot l’an.
Quello che si fa il primo giorno dell’anno si fa per tutto l’anno.
E’ pròim dè dl’an e vo l’ès bèl.
Il primo dell’anno vuole essere bello.
L’an de’ sot i magna tot, l’an de’ bagné i magna sno la mité.
L’anno dell’asciutto mangiano tutti, l’anno del bagnato mangiano solo la metà.
(Proverbio ravennate)
“Coi che magna l’ova e’ pròim dè dl’an e còunta i quatròin tot l’an”
Chi mangia l'uva per Capodanno conta i quattrini tutto l'anno.
(Continua)
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