di Piero Maroni
Il presepe è uno dei simboli più importanti e antichi del Natale cristiano. Leggenda vuole che ad inventarlo sia stato San Francesco d’Assisi, nel lontano 1223.
L'anno prima Francesco si era recato a Betlemme dove era rimasto così affascinato dalle rappresentazioni sacre allestite in occasione del Natale, tornato in Italia chiese all’allora Papa, Onorio III, di poterle ripetere l’anno successivo. Il Papa, però, non glielo permise, perché a quei tempi la rappresentazione dei drammi sacri era vietata dalla Chiesa cattolica. L’unica concessione che gli fece fu di celebrare la messa in una grotta naturale, l’eremo di Greccio, anziché in Chiesa.
San Francesco, parlando con una persona del luogo, disse che voleva ricreare l’atmosfera di Betlemme e vedere con “gli occhi del corpo” come il bambino Gesù fosse stato adagiato in una mangiatoia. Diede quindi istruzioni di portare nella grotta una greppia (mangiatoia) riempita di paglia e un asinello e un bue che, secondo i Vangeli apocrifi erano presso il bambino Gesù. Sopra un altare portatile collocato sulla mangiatoia fu celebrata la messa di Natale. In realtà non si trattò di un presepe vero e proprio, quanto piuttosto di una messa celebrata in una grotta e non in una chiesa.
Il primo presepe con le statuette risale invece al 1283 ed è opera di Arnolfo di Cambio. Il celebre scultore scolpì un presepe con otto statuette in marmo rappresentanti i personaggi della Natività e i re Magi. Bisognerà attendere il Quattrocento per avere le prime emulazioni di ciò che aveva fatto Francesco a Greccio e ben presto si passò dall'ambito prettamente artistico a quello popolare, soprattutto all'interno delle chiese, nelle quali la rappresentazione della nascita di Gesù, con le statuine ed elementi tratti dall'ambiente naturale, diventò un rito irrinunciabile. Specialmente nelle regioni dell'Italia Centrale e in Emilia, già allora, infatti, si era diffusa l'usanza di collocare nelle chiese statue dei protagonisti della Natività.
Nel cinquecento si estese maggiormente questa pratica di fede, ma solo dal seicento il presepe iniziò a diffondersi anche nelle case dei nobili sotto forma di "soprammobili" o di vere e proprie cappelle in miniatura anche grazie all'invito del papa durante il Concilio di Trento; egli infatti ammirava la capacità del presepio di trasmettere la fede in modo semplice e vicino al sentire popolare.
Il grande sviluppo dei presepi scolpiti si ebbe nel Settecento, quando si formarono le grandi tradizioni presepistiche, a Napoli si scatenò una vera e propria competizione fra famiglie su chi possedeva il presepe più bello e sfarzoso: i nobili impegnavano per la loro realizzazione intere camere dei loro appartamenti ricoprendo le statue di capi finissimi di tessuti pregiati e scintillanti gioielli autentici. Nello stesso secolo a Bologna, altra città italiana che vanta un'antica tradizione presepistica, venne istituita la Fiera di Santa Lucia quale mercato annuale delle statuine prodotte dagli artigiani locali, che viene ripetuta ogni anno, ancora oggi, dopo oltre due secoli. Nelle chiese l'usanza di allestire il presepe si diffuse capillarmente.
Fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento il presepe arrivò anche negli appartamenti dei borghesi e del popolo, dove divenne il centro simbolico attorno al quale ruotano le festività natalizie.
Il presepe tradizionale è una complessa composizione plastica della Natività di Gesù Cristo, allestita durante il periodo natalizio; vi sono presenti statue formate di materiali vari e disposte in un ambiente ricostruito in modo realistico. Vi compaiono tutti i personaggi e i luoghi della tradizione: la grotta o la capanna, la mangiatoia dov'è posto Gesù bambino, i due genitori, Giuseppe e Maria, i magi, i pastori, le pecore, il bue e l'asinello e gli angeli. La statuina di Gesù Bambino viene collocata nella mangiatoia alla mezzanotte tra il 24 e il 25 dicembre, mentre le figure dei magi vengono avvicinate ad adorare Gesù nel giorno dell'Epifania. Lo sfondo può raffigurare il cielo stellato oppure può essere uno scenario paesaggistico. A volte le varie tradizioni locali prevedono ulteriori personaggi.
L’ALBERO DI NATALE E LE PIANTE SIMBOLICHE
Ancora oggi si conservano usanze che hanno un’origine lontanissima, basti pensare all’albero di Natale. L’usanza di adornare un abete era già diffusa presso gli antichi popoli germanici. L’abete sempreverde era considerato simbolo di vita e di nascita e in occasione della festa del solstizio d’inverno veniva ornato di ghirlande per celebrare il ritorno del sole e la rinascita della natura.
Con l’avvento del Cristianesimo questa usanza è diventata il simbolo del Natale.
Intorno all’origine dell’albero di Natale sono nate molte leggende. Una di queste racconta che in una fredda notte di Natale un povero boscaiolo stava tornando a casa.
All’improvviso si fermò, incantato da uno spettacolo meraviglioso: tantissime stelle brillavano attraverso i rami di un abete carico di neve. Per spiegare alla moglie quello che aveva visto, il boscaiolo tagliò un piccolo abete, lo portò in casa e lo ornò di candeline e festoni per riprodurre le stelle e la neve. Ma al di là della leggenda, come ovvio sempre opinabile, c'è, infatti, anche chi ne attribuisce l'origine ad una visione di Martin Lutero.
I primi alberi, non necessariamente pini o abeti, sembra siano comunque comparsi nelle piazze della Germania medievale: erano l’albero del Paradiso terrestre nelle rappresentazioni dedicate ad Adamo ed Eva e alla storia del mondo che si svolgevano alla vigilia di Natale, addobbati perciò soprattutto con mele e frutti. Da lì gli alberi si spostarono nelle case dei tedeschi, decorati con dolci e poi con candele.
Per secoli furono una tradizione solo tedesca, allargata ad Austria e Svizzera e un poco alla volta alle corti europee. Le simbologie legate all’albero sempreverde risalgono però secondo storici e antropologi a molto prima, a quando cioè nei Paesi del Nord Europa tenere in casa durante il periodo del solstizio d’inverno un ramo di una pianta sempreverde, cioè capace di resistere al freddo e alla poca luce senza perdere le foglie, era da sempre un simbolo di buon augurio per il ritorno della primavera.
Si potrebbe dunque affermare che la consuetudine dell'albero natalizio è un frutto della volontà di cristianizzare un uso pagano germanico, quello dell'Albero del Solstizio che si caricava di luci e di ornamenti, ma che restava, nella tradizione germanica pagana, un ponte tra questo mondo e quello sovrannaturale.
Oltre all’abete per addobbare e decorare la casa in occasione della festa ci sono il vischio, il biancospino, l’agrifoglio, il pungitopo e il ginepro.
Il vischio è la pianta natalizia più ricercata, perché anche la più rara, dal momento che non affonda le sue radici nella terra, ma vive in modo aereo a scapito di un’altra pianta, è in sostanza una pianta parassita e gli antichi le attribuirono virtù curative.
Tali virtù le furono attribuite proprio per il fatto che si riteneva si nutrisse d’aria pura.
L’agrifoglio e il pungitopo sono ritenute dalla tradizione cristiana come piante resistenti al male grazie alle loro foglie dure e spinose. Le loro bacche sono così diventate uno dei simboli del Natale.
Il ginepro, secondo la tradizione, avrebbe protetto Maria mentre era in fuga dai soldati del re Erode e sarebbe anche la pianta il cui legno venne usato per fabbricare la croce di Gesù. Nell’antichità si riteneva che le sue bacche avessero il potere di risparmiare gli uomini dai morsi dei serpenti. Essendo poi il serpente simbolo del demonio, al ginepro venne attribuito anche il potere di tenere lontano dall’uomo il male e il peccato.
Il biancospino germoglia nei giorni di Natale e fiorisce a Pasqua. Segna quindi col suo ciclo vitale le tappe più importanti dell’anno liturgico cristiano. Si tramanda che il primo biancospino nacque a Glastonbury, in Inghilterra, dal bastone di San Giuseppe d’Arimatea.
Ultimi Commenti