di Piero Maroni
Quello fra Cesena, il suo santo Patrono e il fischio di San Giovanni, è un legame che si perde nella notte dei tempi. La festa, come s'è visto, coincide con un importante momento del calendario solare, ossia i giorni del solstizio d’estate: un periodo dell’anno molto particolare e una notte, sin dall’antichità, considerata magica e piena di paure.
Un metodo per cacciare queste angosce era il frastuono: fare un gran baccano con qualsiasi oggetto fosse a portata di mano. Tra gli strumenti rumorosi utilizzati in quella notte, si parla di “fischi, trombe, campanacci e pive” e sarà proprio un fischietto a diventare il simbolo “pagano” della festa cesenate.
La presenza di un fischietto in terracotta a forma di uccello per la festa patronale è attestata a Cesena già dall’Ottocento, ma l’intuizione di realizzarlo in zucchero è più recente.
I racconti fanno risalire il famosissimo fischietto di zucchero rosso a forma di oca al 1935 ed è ben presto divenuto il simbolo della fiera che si tiene a Cesena in occasione della festività del santo.
Innumerevoli nelle varie regioni erano le usanze legate alla notte di San Giovanni. Di queste usanze, sparse nella nostra penisola, se ne riportano solo alcune per curiosità in quanto non praticate in questa parte di Romagna, tranne quella relativa alla preparazione del nocino, che ancora in questi tempi molti preparano in proprio.
Durante questa notte, secondo la tradizione, incaricata di raccogliere le noci migliori per la preparazione di questo distillato è la donna più esperta della casa che sceglie personalmente quali noci acerbe raccogliere per metterle sotto spirito e farne il famoso liquore un tempo chiamato “Elisir di San Giovanni” e considerato liquore dal potere energizzante e in alcuni casi curativo, oggi invece è un ottimo digestivo di fine pasto.
Altre usanze:
- Secondo un’antica scrittura “Il colono, fatto un mazzolino di tre spiche di grano marcio o carbone, discendeva al fiume e quindi il gittava, stimando con ciò di aver liberato e purgato dalla carie o volpe, dalla zizzania e da tutte le altre erbe nocive, il grano che stava per mietere.”
- Chi possedeva sulla propria terra alberi di noce, all'alba del 24 giugno si recava a legare i tronchi con una corda ricavata intrecciando spighe di orzo ed avena. Era importante compiere questa operazione per avere frutti buoni ed abbondanti. A settembre, periodo della raccolta delle noci, la corda di spighe sarebbe stata tutta rinsecchita, ma le noci buone e soprattutto abbondanti.
- Raccogliere 24 spighe di grano da conservarsi tutto l'anno, se custodite gelosamente servivano come formidabile amuleto contro le sventure.
- Mettere sotto il cuscino un mazzetto di 9 erbe di San Giovanni, compreso l’iperico, per avere un sogno premonitore; sempre sotto il cuscino mettere dell’alloro per sognare il volto del futuro amore.
- Comprare aglio fresco quel giorno portava ricchezza.
- Cercare tesori che solo in quella notte rivelavano il proprio nascondiglio.
- Per San Giovanni si usava favorire gli incontri ed i fidanzamenti e di buon augurio si ritenevano le infiorate che i giovani facevano sui davanzali ed alle porte della casa dell'amata con rami, fiori e frutti.
- I contadini portavano sulla spiaggia, laddove esistevano, le bestie: buoi e cavalli, perché si rinvigorissero e fossero immuni da malattie.
- All'uso del bagno si affiancava anche l'uso dei comparati. Per stabilire il comparato, una persona inviava all'altra, la vigilia di San Giovanni, un mazzolino di fiori che quella ricambiava poi la vigilia di san Pietro.
- L'uva raccolta al sorgere del sole e data in pasto ai polli, evitava che questi danneggiassero la vigna.
- A mezzanotte si raccoglieva un ramo di felce e lo si custodiva in casa per aumentare i propri guadagni.
Ultimi Commenti