di Piero Maroni
MITI E LEGGENDE DELL' ANTICA GRECIA
ADONE
Adone, secondo il mito, era un bellissimo giovane, talmente bello che due dee arrivarono a contendersi il suo amore, con esiti per lui tragici.
Si racconta che un giorno, la moglie del re Cinira di Cipro si vantò che la sua giovane figlia Smirna fosse più bella di Afrodite. Come spesso avveniva in questi casi, la dea si offese per quelle parole e decise di vendicarsi, facendo in modo che la ragazza si innamorasse perdutamente di suo padre.
Vittima dell’incantesimo di Afrodite, Smirna attendeva tutte le sere che Cinira si ubriacasse, per infilarsi al buio nel letto del padre e giacere con lui senza essere riconosciuta.
Dopo nove notti di passione, Cinira si incuriosì e volle vedere chi fosse la ragazza che tutte le notti gli si donava totalmente e senza ritegno, avvicinò allora un lume al volto della fanciulla e la luce illuminò il viso di sua figlia, che fu immediatamente riconosciuta dal padre.
Questi in preda all’orrore per l’incesto consumato, afferrò una spada e iniziò a inseguire Smirna, senza sapere che la giovane portava già in grembo il frutto di quell’amore incestuoso era, infatti, rimasta incinta.
La giovane in preda alla disperazione e alla vergogna, pregò gli dei affinché intervenissero in suo aiuto. La stessa Afrodite, si impietosì e, prima che la sventurata Smirna venisse raggiunta dal furioso padre in cima ad una collina, la trasformò in un albero di mirra, che produceva una spezia utilizzata dai Greci per le sue qualità afrodisiache.
Suo padre però in un impeto di rabbia incontrollata, colpì l’albero con un poderoso colpo di spada e, nove mesi dopo, dalla spaccatura nella corteccia causata dal fendente, nacque un bel bambino che venne chiamato Adone.
Adone era così bello che Afrodite lo volle per sé appena nato, ma, avendo lì per lì altre cose a cui badare, lo nascose in una cesta e lo affidò a Persefone, la regina del regno dei morti e moglie di Ade, affinché la custodisse e lo allevasse.
Quando però Persefone sollevò il bambino dalla cesta, fu rapita dalla bellezza di Adone, così che lo allevò con grande amore e, crescendo, il ragazzino le si affezionò tanto che, quando Afrodite glielo richiese, non volle saperne di restituirglielo.
La contesa tra le due dee fu portata davanti a Zeus, il quale sentenziò che Adone avrebbe dimorato per metà dell'anno con Persefone nell'Ade, e per l'altra metà con Afrodite nell'isola di Cipro.
Adone crebbe e divenne sempre più bello, suscitando il desiderio sia di Persefone che di Afrodite, che ne fecero entrambe il loro amante.
Afrodite però, usando le sue arti amorose e una cintura magica, indusse Adone a passare sempre più tempo con lei a discapito di Persefone, che decise allora di vendicarsi.
La Signora dei morti si recò da Ares e gli disse che Afrodite gli preferiva ormai Adone, un semplice mortale. Ares, in preda ad una incontenibile gelosia, si trasformò in cinghiale e attaccò il povero Adone, impegnato in una battuta di caccia.
Il bel giovanotto venne azzannato dal cinghiale sotto gli occhi di Afrodite e morì dissanguato tra le sue braccia che a quella vista tanto gemette sul suo corpo esanime.
Dal suo sangue sbocciarono gli anemoni rossi, mentre le bianche rose di un roseto vicino divenivano rosse a loro volta perché la bella dea, nelle smanie del suo dolore, si era punta alle loro spine, intanto la sua anima però precipitava nell’Oltretomba dove Persefone la attendeva.
Afrodite, in preda alla disperazione, si rivolse a Zeus che, impietosito dal dolore della dea, concesse nuovamente che Adone, ogni anno, trascorresse quattro mesi con Persefone nel regno dei morti, quattro con Afrodite e i restanti quattro con chi desiderasse.
Come evidente, Adone è un riflesso del ciclo delle stagioni; il suo soggiorno nell’Ade, a fianco di Persefone simboleggiava la morte della natura in inverno e la sua ricomparsa accanto ad Afrodite, annunciava la rinascita primaverile.
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