di Piero Maroni
MITI E LEGGENDE DELL' ANTICA GRECIA
ATTEONE
L’eroe tebano Atteone, addestrato all’uso delle armi dal centauro Chirone, un giorno si trovò a vagare durante una battuta di caccia in un bosco che non conosceva.
Egli era preceduto dai propri fedelissimi cani, i mastini, e nel cercare una via d’uscita, giunse in una radura con una grotta che all’interno custodiva un laghetto dall’acqua limpidissima, la fonte Parteia.
Improvvisamente scorse un riflesso nell’acqua: era quanto di più bello mente umana o divina potesse contemplare, era la nudità di Artemide, dea della caccia.
Il destino lo aveva condotto nella grotta dove la dea, stanca di cacciare, faceva il bagno assieme alle ninfe, sue compagne.
“ Appena entrò nella grotta irrorata dalla fonte, le ninfe, nude com’erano, alla vista di un uomo si percossero il petto e riempirono il bosco intero di urla incontrollate, poi corsero a disporsi intorno a Diana per coprirla con i loro corpi; ma per la sua statura, la dea tutte le sovrastava di una testa.” Dalle METAMORFOSI di OVIDIO.
La vergine, che orgogliosamente si sottraeva abitualmente ad ogni sguardo, fu nell'occasione contemplata nella sua nudità da Atteone.
Lui posò il suo sguardo sul corpo della dea, ma questa accorgendosene si adirò tantissimo per l’oltraggio subito e rossa per la vergogna per essere stata esposta al giudizio di un mortale, non avendo a portata di mano arco e freccia, gli spruzzò dell’acqua in viso trasformandolo in un giovane cervo e impedendogli così di riferire ciò che aveva visto.
Stupito e spaventato il giovane tramutato in animale, si diede alla fuga, ma i suoi stessi cani ora lo inseguivano.
Fu così che il grande cacciatore divenne la preda dei suoi cani che lo inseguirono per prati e per balze finché lo raggiunsero e lo sbranarono.
Attesero poi a lungo che il loro padrone venisse ad elogiarli per la preda conquistata, ma invano. Andarono allora a cercarlo ovunque con lamentosi ululati che per giorni e notti risuonarono in quelle campagne, infine Chirone, commosso, creò un'immagine dello sventurato giovane e mostrandola loro, riuscì a calmarli
La madre che aveva visto tornare a casa i cani del figlio imbrattati di sangue e temendo per la sorte di Atteone, iniziò a cercarlo nei boschi, ma senza successo.
In seguito Atteone apparve in sogno al padre, indicandogli dove si trovavano le sue ossa, e consentendo così a sua madre di recuperarle e dargli pietosa sepoltura.
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