MITI E LEGGENDE DELL' ANTICA GRECIA
Dopo la morte di Edipo, i suoi due figli gemelli, Eteocle e Polinice, sentendosi in colpa per non aver aiutato il padre nel momento del bisogno e temendo la sua maledizione, decisero di sedere sul trono ad anni alterni, un anno ciascuno.
Solo che Eteocle al termine del suo periodo, quando doveva cedere il posto per scadenza del turno al fratello Polinice, invece di farsi da parte negò l’accordo in precedenza preso, anzi, fece imprigionare il fratello e lo mandò in esilio.
Questi si rifugiò presso la reggia di Adrasto, re di Argo, si sposò con una delle sue figlie e con l’esercito del suocero si diresse a riconquistare Tebe.
La guerra durò a lungo e si risolse con il famoso scontro delle sette porte di Tebe, quando Polinice raccolse sei guerrieri di Argo, sette con lui, si posero davanti alle sette porte di Tebe e lanciarono la sfida al fratello.
Eteocle contrappose altri sette guerrieri, tra cui lui stesso, e si misero a difesa della città. Lo scontro fu durissimo, i sei di Argo furono respinti, resisteva il solo Polinice intento a scontrarsi con il suo stesso fratello Eteocle. I due duellando con furioso accanimento, si uccisero l’un l’altro, dando così compimento alla maledizione che gravava su di loro.
La guerra riprese allora ancor più aspra, gli Argivi furono sconfitti, ma Tebe restò profondamente ferita, piena di cadaveri e nello straziante dolore di Antigone ed Ismene, sorelle e figlie anch'esse di Edipo e Giocasta, dinanzi ai corpi dei loro fratelli.
Creonte, fratello di Giocasta e loro zio, divenuto nuovo sovrano di Tebe, tributò gli onori funebri della sepoltura al solo Eteocle e li rifiutò a Polinice, reo di aver assalito la propria patria per cui si era comportato come un nemico, anzi ordinò che questi e gli altri caduti argivi fossero lasciati insepolti.
Nell'apprendere questa notizia, Antigone, sorella dei due fratelli deceduti, nonostante il consiglio dell’altra sorella più giovane, Ismene, si ostinò a pretendere che il corpo di Polinice venisse sepolto affinché che il suo spirito potesse riposare in pace, quindi si recò da lui per rendergli omaggio da sola.
Scoperta, venne pertanto arrestata e condotta presso Creonte che, rimproverandole per la disobbedienza ai suoi ordini, le giudicò colpevoli entrambe e decise di condannarle a vivere i giorni che loro restavano, imprigionate in una grotta in attesa della morte.
Gli anziani ricordarono allora al re che solo una delle sorelle aveva infranto le leggi, così Creonte cambiò idea e decise l’esecuzione della sola Antigone.
Mentre ella veniva condotta fuori da Tebe in una caverna ad attendervi la morte, l’indovino Tiresia avvertì Creonte che gli dei erano molto irritati per la sua mancanza di rispetto verso i morti, e che tutto ciò avrebbe portato suo figlio a morire come castigo per colpa del padre. Creonte, preoccupato, si affrettò a far liberare Antigone e a far seppellire Polinice.
Ma quando arrivò alla caverna era troppo tardi, la fanciulla era già morta, si era suicidata con l'impiccagione. Emone, figlio di Creonte, innamorato corrisposto dalla ragazza, strinse a sè il corpo della fidanzata morta e in un impeto di rabbia si gettò sul padre per ucciderlo, ma, mancato il bersaglio, rivolse l’arma contro se stesso, uccidendosi.
Creonte, ritornò al palazzo dove apprese che anche sua moglie Euridice si era tolta la vita dopo esser stata colpita dalla notizia della morte del figlio, egli rimase così solo, chiuso per sempre nel suo dolore enorme e inestinguibile.
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