di Piero Maroni
MITI E LEGGENDE DELL' ANTICA GRECIA
GIACINTO
Il dio Apollo si era totalmente innamorato di un giovane principe e per stare assieme a lui tralasciava tutte le sue principali attività.
Un giorno i due si spogliarono, si unsero d’olio d’oliva ed iniziarono una gara di lancio col disco in preparazione delle Olimpiadi a cui il principe doveva partecipare.
Apollo lo fece volare in aria per primo e Giacinto corse a riprenderlo, ma il disco, venne deviato nella sua traiettoria da un colpo di vento soffiato dal geloso Zefiro, il dio del vento di primavera che era amico di Apollo e che si era fortemente indignato della preferenza del dio per il giovane.
E fu così che spinse il disco fino a colpire alla tempia Giacinto, ferendolo a morte.
Apollo prese tra le sue braccia il giovane amante, imprecò e supplicò il cielo e le sue divinità, ma dal povero Giacinto il soffio vitale era svanito e solo sangue scendeva dalla testa e bagnava la terra.
Il dio cercò in tutti i modi di salvarlo, ma non poté nulla contro il destino, decise a quel punto, di trasformare il bel ragazzo in un fiore dall'intenso colore rosso porpora, identico al colore del sangue che Giacinto aveva versato dalla ferita e lo chiamò col suo stesso nome, Giacinto, affinché del giovane e del profondo dolore del dio per la sua morte, si conservasse memoria in eterno.
Apollo, infine, prima di tornarsene in cielo, chinato sul fiore appena creato, scrisse di proprio pugno sui petali le sillabe"AI","AI", come imperituro monumento del cordoglio provato per tanta sventura, che lo aveva privato dell'amore e dell'amicizia del giovane.
Tale espressione di dolore si vuol ravvisare tuttora nei segni che sembrano incisi sui petali del giacinto e che sono simili alle lettere A e I, i segni dei lamenti divini per la perdita subita.
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