di Piero Maroni
MITI E LEGGENDE DELL' ANTICA GRECIA
IL RE MIDA
Mida, re della Frigia, riuscì un giorno a catturare Sileno, un anziano satiro che un tempo era stato precettore del dio Dioniso, non lo tenne però come un prigioniero, ma come illustre ospite.
In seguito Mida condusse Sileno davanti a Dioniso e questi volle ricompensare Mida per essersi preso cura del suo vecchio precettore e gli concesse la possibilità di scegliere la sua ricompensa, garantendogli che avrebbe esaudito qualsiasi suo desiderio.
Mida, che amava le ricchezze più di ogni altra cosa, chiese al dio «che tutto ciò che toccherò con il mio corpo si trasformi in oro splendente». Dioniso lo accontentò e il re frigio poté provare, al colmo della felicità, che la promessa era stata mantenuta, toccando, infatti, tutto ciò che gli capitava sotto tiro: il ramo di un leccio, un sasso, una zolla di terra, delle spighe di grano, i frammenti di una porta, un frutto e finanche l'acqua che scorreva tra le sue mani, tutto si trasformava in oro luccicante.
Quando però, stanco di provare il suo fiammante potere, decise di rifocillarsi, si rese conto che anche il cibo diventava oro non appena le sue labbra o i denti lo sfioravano e i liquidi scorrevano dalla sua bocca come metallo fuso.
Stupefatto, triste, affamato e distrutto dalla sete, il re chiese perdono al dio e lo supplicò di riprendersi quel regalo maledetto.
Mosso dalla pietà e convinto dal pentimento e dalle suppliche del re, Dioniso accettò, riportando Mida alla sua condizione naturale.
Tuttavia il sovrano dovette sottoporsi a un rito purificatorio: immergersi con tutto il corpo alla sorgente del fiume Pattolo, sul monte Tmolo, in Lidia. Mida eseguì tutto come gli era stato suggerito e si liberò così di quello scomodo dono, da quel momento sarebbero state le acque del fiume a trasportare pepite d'oro.
Ma i rapporti con gli dei gli procurarono altre disgrazie e sfortune.
Il dio Pan suonava la siringa pastorale da lui inventata, una specie di zufolo con sette canne; un giorno volle sfidare Apollo che suonava divinamente la lira, ma si trattava di una gara amichevole, Pan sapeva bene di non poter competere con il suono della lira del dio della musica. Come arbitro della gara scelsero il re Mida.
Alla gara tra Pan e Apollo, il re Mida, ignorante in musica, scelse come vincitore Pan e allora Apollo lo punì trasformando le sue orecchie in quelle di un asino.
Il re, vergognandosi per ciò che gli era capitato, tentò di coprirle sotto un largo cappello, ma il suo barbiere le vide quando andò per tagliargli i capelli, allora Mida con tono deciso gli fece promettere di tacere pena la morte.
Questo segreto pesava troppo al barbiere che per liberarsene un giorno scavò una buca in terra e confidò al buco il terribile segreto: “Il re Mida ha le orecchie d'asino”.
Poi ricoprì il buco con la terra sulla quale crebbero delle canne e quando il vento le muoveva, queste ripetevano le parole che il barbiere aveva confidato alla terra, così tutti seppero delle orecchie del re Mida.
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