di Piero Maroni
MITI E LEGGENDE DELL' ANTICA GRECIA
LICURGO
Un giorno Dioniso, gironzolando, vide una strana pianta dalla quale pendevano grappoli di palline, gli venne l'idea di spremerle, lasciarle fermentare e berne il liquido, aveva così scoperto che dai frutti della vite poteva essere ricavato un dolce nettare, delizioso e inebriante, il vino. Un liquido che faceva dimenticare la stanchezza e le pene corporee portando ad una sensazione di euforia ed ebbrezza.
Era, che non aveva dimenticato il tradimento del marito con Semele, la di lui madre, per vendicarsi dell’affronto, fece perdere la ragione al giovane Dioniso che incominciò a vagare senza fine per il mondo accompagnato da un allegra compagnia gaudente di satiri e ninfe dei boschi. Da quel momento la pazzia divenne sinonimo del suo modo di essere.
Di ritorno dalla Frigia con il suo rumoroso seguito, Dioniso giunse in Tracia, presso gli Edoni, popolo governato da Licurgo, qui il frastuono del suo culto con balli, canti e suoni di tamburi, arrivò alle orecchie del re del paese che per questo lo accolse con un atteggiamento piuttosto ostile.
“Arrestate quei folli!”, ordinò il re, “ Non voglio che insegnino al mio popolo a bere e ad ubriacarsi!”.
I soldati di Licurgo attaccarono il corteo e arrestarono Satiri e Baccanti, mentre Dioniso si gettò in mare e si rifugiò presso le divinità del mare, in particolare nel palazzo di Teti, futura madre di Achille.
Rea, la Grande Madre e nonna del giovinotto, per vendicare l'adorato nipote e aiutare i prigionieri a fuggire, fece impazzire Licurgo, che pervaso da una furia incontenibile per sfogare la sua rabbia si diede a stroncare tutte le viti che incontrava e con un colpo di scure ammazzò il suo stesso figlio, scambiandolo per un ceppo e potandogli naso e orecchie, dita delle mani e dei piedi, rinsavendo poi un attimo dopo e solo allora l'infelice sovrano tornò in sé.
Ma la terra, inorridita per l'atroce delitto si prosciugò per l'orrore e smise di dare frutti. Per l'intera Tracia iniziò un periodo di fame e di stenti cui nessuno sapeva porre rimedio. Finalmente Dioniso risalì dalle profondità marine e, apparso ai sudditi di Licurgo, disse loro:
"Per salvare la Tracia, dovete fare a pezzi il vostro re!".
Così gli Edoni condussero il povero Licurgo sul monte Pangeo, dove lo legarono a quattro cavalli selvaggi che, correndo in direzioni opposte, ridussero a brandelli il suo corpo.
La maledizione cessò e la pianta della vite si diffuse per tutta la Tracia.
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