di Piero Maroni  

MITI E LEGGENDE DELL' ANTICA GRECIA

SEMELE

Zeus che amava sovente vivere da mortale tra i mortali, in una di queste occasioni  si invaghì di Semele, una giovane e bellissima principessa  sempre sorridente e ne fece una delle sue spose mortali.

Ma Era, sempre vigile, venuta a sapere che Semele era incinta, divenne così furiosa che decise di vendicarsi.

Scese dall’Olimpo, assunse le sembianze della vecchia nutrice della fanciulla, riuscì ad introdursi nella sua stanza e a insinuare in Semele il dubbio che il suo amante non fosse realmente il sovrano degli dei e che per esserne certa avrebbe dovuto chiedergliene una dimostrazione.

In questo modo convince la fanciulla a chiedere al suo amante, come prova della sua identità, di mostrarsi a lei nello stesso aspetto in cui si mostrava alla sua consorte divina.     

Era ben sapeva che tale visione non le avrebbe lasciato scampo poiché un mortale non può sopportare la visione divina senza rimanerne ucciso.

La finta nutrice si era pure raccomandata di far prima giurare il dio di accontentare qualsiasi sua richiesta e così il sovrano degli dei, annebbiato dall’amore e ignaro dei piani della moglie gelosa, le concesse il giuramento che per una divinità era irreversibile. 

L'ingenua Semele seguì il consiglio e, appena il suo celeste sposo le apparve, gli espresse il suo desiderio.

Zeus ne fu turbato perché sapeva che se si fosse mostrato a lei, mortale, avvolto nella sua luce celeste, ella non avrebbe resistito a quel bagliore e sarebbe caduta fulminata.

Invano cercò di indurla a rinunciare alla sua richiesta, ma costretto a mantenere la promessa fatta, le si presentò tra lampi e fulmini sul suo splendido cocchio e la sventurata Semele cadde a terra, incenerita da quelle luci.

Zeus volle però salvare il figlio che stava per nascere da lei e, poiché era ancora troppo piccolo per venire alla luce, lo estrasse dal ventre di Semele e se lo cucì entro una coscia per farlo crescere lì al sicuro.

Qualche tempo dopo il bambino nacque: era un nuovo dio, l'allegro Dioniso.