Borse di studio per i giovani diplomati col massimo dei voti: 20mila euro a studente
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Al via il nuovo bando per diplomati: iscrizioni aperte dall’1 febbraio 2023 al 15 marzo 2023. La Fondazione Giancarla Casalboni nasce dalla volontà di Giuliano Rasi, socio e cliente del Credito Cooperativo Romagnolo, che ha voluto onorare la memoria della moglie prematuramente scomparsa.
Ogni anno la fondazione assegna borse di studio del valore di 20mila euro per ciascun ragazzo, distribuiti annualmente per tutto il percorso universitario (4.000 euro all’anno per massimo 5 anni, salvo mantenimento della media dei voti di 28/trentesimi, verifica del conseguimento degli esami in corso di studi e di altri requisiti).
Possono presentare domanda di assegnazione della Borsa di studio i candidati che:
hanno conseguito il Diploma di maturità, con il massimo della valutazione (100/100), al termine dell’anno scolastico 2021/2022 e precedente all’iscrizione universitaria.
si sono regolarmente iscritti al 1^ anno di corso presso Istituti Universitari (o istituti parificati) con sede in Italia o all’Estero;
sono residenti nei Comuni dell’Area di Insediamento del Credito Cooperativo Romagnolo BCC di Cesena e Gatteo s.c. (Cesena, Gatteo, Cesenatico, Longiano, Gambettola, San Mauro Pascoli, Mercato Saraceno, Sarsina e San Piero in Bagno).
MODALITA’ DI PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE: inoltro della documentazione completa a mezzo posta elettronica al seguente indirizzo: [email protected]
Questa nuova opportunità offerta dalla Fondazione Giancarla Casalboni si aggiunge al progetto delle ‘Borse di studio Soci CCR’ che BCC Romagnolo dedica ai soci e ai figli dei soci della banca che si diplomano e si laureano con il massimo dei voti (diploma di maturità, laurea triennale e laurea magistrale), a dimostrazione del coostante interessamento che la banca ha verso i giovani.
Scoperto il "gene dei centenari" che riporta il cuore indietro di 10 anni
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Scienziati italiani ed inglesi hanno individuato in un gruppo di centenari un gene specifico, che sembra avere un ruolo protettivo nei confronti delle malattie cardiovascolari legate all'invecchiamento. Può contribuire a mantenere giovane il cuore.
Un segreto di lunga vita
Nelle zone blu del pianeta le persone tendono ad avere un'aspettativa di vita più lunga della media. Queste zone includono Okinawa in Giappone, la Sardegna in Italia, Nicoya in Costa Rica, Icaria in Grecia, Loma Linda in California, USA e altre.
Non di rado, anzi spesso, chi vive in queste zone raggiunge l'età di 100 anni o più in buona salute e senza complicazioni cardiovascolari. Un recente studio ha dimostrato che una variante genetica sana del gene BPIFB4 è particolarmente frequente nei centenari di queste zone. E questa variante può proteggere le cellule da danni legati a patologie cardiache.
Gene dei centenari: una ricerca a trazione italiana
Il professor Paolo Madeddu e il suo team all'Università di Bristol hanno scoperto che un solo trattamento con questo gene "anti-invecchiamento" ha arrestato il declino della funzione cardiaca nei topi di mezza età. Quando somministrato a topi anziani, poi, il gene ha fatto regredire l'età biologica del cuore dell'equivalente umano di oltre dieci anni.
Parallelamente, il Professor Annibale Puca e il suo team del Gruppo MultiMedica di Milano hanno condotto uno studio triennale in provetta con cellule cardiache umani. Dopo aver ricevuto il gene, le cellule cardiache di pazienti anziani con gravi problemi, anche trapiantati, sono state confrontate con quelle di individui sani.
I risultati
Usando questo gene "dei centenari" in provetta, i ricercatori hanno osservato una significativa riduzione dei sintomi delle malattie cardiache e un significativo miglioramento delle funzioni del cuore, dimostrando così l'efficacia di questa terapia genetica come possibile trattamento.
La scoperta di questo gene, come annunciano gli stessi ricercatori in un comunicato stampa, potrebbe rappresentare un importante passo avanti nella prevenzione e nella cura delle malattie cardiache.
Un'ondata di nuove cure basate sulla "genetica dei centenari"
È come se i centenari potessero trasmettere il proprio "corredo" non solo ai loro eredi, ma a tutti. I risultati di questo studio confermano che un gene mutante sano può invertire il deterioramento delle funzioni cardiache negli anziani: questo può portare a un "arsenale" di cure totalmente nuove.
Il Professor Madeddu e il responsabile del laboratorio dell'IRCCS MultiMedica (nonché Professore dell'Istituto Università di Salerno) Annibale Puca, sono entusiasti delle potenzialità terapeutiche di questo gene, e sperano di poterne presto testare l'efficacia su pazienti con insufficienza cardiaca.