di Gianfranco Miro Gori
Ho dei ricordi abbastanza vaghi, ma credo di non sbagliare se dico che ho incontrato per la prima volta Werther Colonna nelle scuole medie a Savignano. A San Mauro all'epoca non c'erano, così noi andavamo in bicicletta a Savignano. Le classi erano rigorosamente divise per sesso e, tendenzialmente, i sammauresi stavano tra loro, i savignanesi pure.
Terminate le medie, ultimo anno prima della riforma Codignola, quella della media unica, lui andò al liceo a Rimini e io a Cesena. Ci siamo reincontrati tra la fine delle superiori e l'inizio dell'università, complice la passione per la pallavolo che nacque tra sammmauresi e savignanesi. L'Ivas, allora ancora guidata dal babbo di Werther, Ferruccio, fu da subito il nostro sponsor: maglie, calzoncini, borse, tute, per noi iperprovinciali un vero gran regalo. Quando poi Werther lasciò la pallavolo, arrivò suo fratello Vincenzo.
Passati oltre vent'anni, pensai di promuovere un'associazione culturale dedicata a San Mauro, alle sue, se non principali qualità, certo le più famose: Pascoli e le scarpe. Ma non solo. La prima persona con cui ne parlai - non lo vedevo dai tempi della pallavolo - fu Werther che nel frattempo aveva preso la guida dell'azienda di famiglia, la citata Ivas. Ne fu entusiasta. Naturalmente coinvolsi anche l'allora sindaco, Luciana Garbuglia, alla quale l'idea piacque molto. Poi parlammo con altri imprenditori. Il gruppo fondatore fu così composto: Baiocchi, Casadei, Ivas, Pollini, Sergio Rossi, Vicini (Zanotti) e naturalmente l'Amministrazione comunale; quindi aderì Tgp, poi il Cercal, infine Ggr. Alla guida dell'associazione, che fu chiamata Sammauroindustria, ci alternammo Werther e io, nei ruoli di presidente e vicepresidente. Non starò a raccontare dettagli. Debbo però ricordare il ruolo decisivo avuto da Werther nell'acquisizione di un importantissimo fondo pascoliano (parecchi documenti autografi e materiale bibliografico di rara ampiezza) da parte dell'associazione da cedere in comodato al Museo casa Pascoli. Di ciò tutti i sammauresi gli devono gratitudine.
Non dirò dell'imprenditore (di sinistra), ma non posso non ricordare la sua passione per la cultura intesa nel senso più ampio, anche come generosità e vicinanza al prossimo, perché l'ho sperimentata in tanti anni di persona. Non era perfetto, ovvio, e a volte abbiamo pure discusso con fermezza - non appartenendo il litigio al carattere di entrambi - ma non v'è dubbio che con lui la cultura del nostro territorio ha perso un protagonista. Ciao Werther, che la terra ti sia lieve.
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