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di Piero Maroni

San MicheleUn tempo, al termine di ogni messa, il sacerdote pregava così: «San Michele arcangelo, difendici nella battaglia; sii il nostro aiuto contro la malvagità e l'insidia del diavolo.  Comandi sopra di lui il Signore, e tu, principe delle milizie celesti, sprofonda nell'inferno, con la tua divina potenza, Satana e tutti gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per la perdizione delle anime».

Quella preghiera testimoniava l'antichissima tradizione del culto dell'arcangelo San Michele tra i cristiani, ma ancor prima nel popolo ebraico, che lo aveva eletto a proprio protettore.   Una devozione diffusa e antica, che ha almeno tre centri di riferimento importanti e suggestivi in Europa: la chiesa di San Michele del Gargano a Monte Sant'Angelo, in Puglia, il famosissimo santuario del Mont Saint Michel, in Francia e la Sacra di San Michele, in Piemonte, all'imboccatura della Val di Susa.

 

Michele è l'arcangelo guerriero, il principe delle milizie celesti, l'avversario di Satana e degli angeli che si erano ribellati a Dio e che lui aveva vinto al grido di guerra: «Chi è come Dio?», che è anche il significato del suo nome in lingua ebraica.

 Si legge nel Nuovo Testamento al capitolo dell’Apocalisse : “Scoppiò quindi una guerra nel cielo. Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo diavolo e satana e che seduce tutta la terra fu precipitato e con lui furono precipitati anche i suoi angeli...”.

  Ed è così, nell'atto di trafiggere il demonio sconfitto, che viene spesso raffigurato nelle immagini più belle, quando Michele e i suoi angeli faranno precipitare definitivamente negli abissi il gran drago rosso con sette teste e dieci corna, cioè il diavolo o Satana, segnando così la sconfitta senza appello del male.

 Secondo l’insegnamento cattolico dunque, il principale compito di Michele è quello di combattere Satana, il male, cioè, in tutte le sue manifestazioni, tant'è che i cristiani hanno sempre considerato l'Arcangelo, il più potente difensore del popolo di Dio.

 Nell’iconografia, sia orientale sia occidentale, San Michele viene rappresentato come un combattente, con la spada o la lancia nella mano, che sottomette ai suoi piedi Satana, raffigurato come dragone – mostro, sconfitto nella battaglia.

  Si può così dire che Michele sia, al di sotto di Dio, il più potente tra tutti gli esseri divini,  fatta eccezione in un primo tempo per l’angelo portatore della luce, Lucifero, il più splendente degli angeli che però per essersi voluto innalzare al di sopra di Dio stesso fu scaraventato negli abissi con tutti gli angeli che lo avevano seguito nella sua ribellione e che da allora fu denominato Satana, l'emblema del male assoluto.

  Il termine Lucifero significa letteralmente Portatore di luce, in quanto tale denominazione deriva dall'equivalente latino lucifer, composto di lux (luce) e ferre (portare),  e in ambito sia pagano che astrologico esso indica la cosiddetta "stella del mattino", cioè il pianeta Venere visibile all'aurora. Una stella che nella tradizione romagnola è stata chiamata “la stèla buvarèna” o anche “starlòt”, perché in campagna veniva presa come riferimento orario per uscire coi buoi a lavorare nei campi

    Nella vita dei credenti San Michele è l'angelo che è vicino nelle piccole e grandi battaglie quotidiane contro le suggestioni del male, contro quelle forze che li vogliono far scivolare nel vortice della perversione e del peccato e che, alla fine della vita, li guiderà nel momento del trapasso per essere poi al loro fianco nel giorno del giudizio definitivo.

  Nel calendario si festeggia San Michele il 29 settembre e a Santarcangelo si tiene una fiera popolarmente conosciuta come "Fiera degli uccelli", gli antichi legami con il mondo venatorio sono testimoniati da un editto di epoca malatestiana in cui si parla della caccia con il falcone e del relativo commercio in tempo di fiera.

 Dedicata a San Michele, patrono di Santarcangelo, la Fiera nel 2019 celebra la 647a edizione, documentata dagli editti Malatestiani del 1472.

  È la prima delle grandi fiere autunnali e invernali che si svolgono in questa parte di Romagna, seguiranno poi le fiere di San Crispino a San Mauro Pascoli, San Martino, ancora a Santarcangelo, del formaggio di fossa a Sogliano, di Santa Lucia a Savignano, per chiudere il 9 febbraio con Santa Apollonia a Bellaria.

  Intorno a questa data sono nati una serie di modi di dire e proverbi, uno che in passato ha avuto larga diffusione è: “fare San Michele”, un modo antico di dire che faceva riferimento all’atto del traslocare imposto ai contadini prima della riforma dei patti agrari, quando i contratti di mezzadria scadevano in tale data per cui i traslochi delle famiglie contadine, costrette a trasferirsi altrove, si eseguivano appunto il 29 di settembre, ricorrenza di San Michele, l'arcangelo, fra l'altro, protettore di pastori e greggi. Ed era pure il giorno questo in cui scadevano molti dei contratti informali con cui diversi ragazzini andavano per “garzone”

presso famiglie contadine e in quella data facevano ritorno alle proprie abitazioni.

 Più avanti sarà invece il giorno di San Martino, l'11 novembre a scandire la data  della fine del contratto di mezzadria e diverrà quindi più diffuso il detto: “fare San Martino”, che ancora oggi denomina l'operazione relativa al trasloco.

“Per San Michele l’uva è come il miele”.
“Per San Michele la giuggiola nel paniere”.
“Quando vedi le rondine a San Michele l’inverno arriva dopo Natale”.
“ A San Michele l’uva nel tino”.
“ A San Michele la pianta è tua e i fichi sono miei”.
“ A San Michele il caldo sale in cielo”.

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