Si è svolto a Santarcangelo presso la Celletta Zampeschi, organizzato dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso, un convegno di carattere scientifico teso a investigare cause, campo intenzionale ed effetti della partecipazione romagnola di un evento di un secolo fa che -anche per limiti di reazioni culturali, politiche e militari efficaci- consegnò l'Italia a un ventennio di dittatura e a una nuova fase della guerra mondiale 1914-2023.
Dopo il saluto del Presidente SOMS Massimo Bottini, teso a inquadrare il convegno nella più ampia attività dell'associazione fondata nel 1859, il vice-Sindaco Pamela Fussi ha messo in risalto l'attività all'epoca delle forze antifasciste di Santarcangelo. Ha anche riconosciuto l'importanza del lavoro di ricerca storica svolto oggi dalle associazioni culturali; nel caso della SOMS, queste dispongono di spazi prestigiosi e soprattutto di un archivio storico importantissimo alla cui digitalizzazione il Comune intende prossimamente contribuire.
L'introduzione scientifica ai lavori è stata svolta da Gabriele Boselli, il quale ha reso omaggio a chi cento anni fa seppe assumere un atteggiamento coraggiosamente critico, con fermezza e forza autenticamente patriottica. Santarcangelo era un paese agricolo fortemente impoverito dalla “grande” (sciagurata) guerra mondiale nella fase 14/19: una guerra come tutte scoppiata contro la volontà dei popoli, quasi per autocombustione delle immense quantità di materiale bellico e propagandistico accumulato. In aggiunta alla guerra e alla conseguente inflazione ed erosione del potere di acquisto, dal 1918/19 una pandemia simile a quella attuale aveva portato un carico di morte e aggravato la miseria. Ma se il paese seppe reagire con audacia, non fu così per il Paese.
Andrea Montemaggi, condirettore di Ariminium, ha constatato come ll “vate” Gabriele d'Annunzio avesse auspicato per primo una “marcia su Roma” per contestare il governo “imbelle” di postgiolittiani incapaci di ribellarsi alle briciole ottenute dall'Italia a compenso dei 600.000 morti della guerra. Da Milano Mussolini aveva diffuso in Romagna il “Manifesto dei fasci di combattimento”. Vi si rivendicava il diritto di ottenere anche con la rivolta conquiste come il voto ai diciottenni, l'assistenza sanitaria e la distribuzione ai contadini delle terre del latifondo. Nelle elezioni dell'ottobre 1920 vi era stata una grande vittoria elettorale PSI e del Partito: é del settembre 1919 l' arresto del segretario della Camera del lavoro di Santarcangelo. Nel '21 vi era stata una sparatoria a Rimini in piazza Ganganelli contro la locale camera del lavoro, si erano verificati i fatti di S.Giustina e molti altri analoghi in tutta la Romagna, solitamente ad opera di frustrati reduci dalla guerra. L'iperpragmatico e ondivago Mussolini, già feroce mangiapreti e repubblicano, si era intanto assicurato la neutralità del re proclamandosi monarchico.
La seconda relazione, tenuta da Roberto Garattoni, ha rilevato come le complesse dinamiche del periodo avessero avuto un detonatore nel 2021 nei fatti di Rontagnano ove rimase ucciso Amici, fondatore del fascio di Cesena. Di seguito un responsabile di spedizioni punitive, il fascista pluridecorato Platania, venne ucciso a Rimini. Il 22 maggio '22 una squadra fascista, tornando dai funerali dello stesso, incrociava a Santa Giustina una festa parrocchiale e uccideva tre persone partecipanti alla festa. Vi furono poi i fatti di Ravenna, capitanati dal ferrarese Italo Balbo, poi “trasvolatore d'Italia” in una scorribanda per tutta la Romagna: a Savignano vi fu l'incendio alla tipografia dei fratelli socialisti Bernardini e nel settembre 22 la mortificazione del socialista Mario Galeffi, costretto a bere olio di ricino e a evacuare pubblicamente dal balcone municipale; a Santarcangelo l'incendio del circolo socialista “La scarana douza”.
La sostanziale inerzia della generalità della popolazione di fronte alla marcia su Roma è stata forse dovuta alla stanchezza per ogni fatto d'arme, che fossero i moti della ”settimana rossa” o le violenze delle squadre fasciste. La gente desiderava ormai solo la quiete.
Ampio il dibattito che seguiva le due relazioni. Si segnala tra gli altri l'intervento di Pino Zangoli che ha ricordato la forte reazione delle componenti popolari e socialiste del paese alla propaganda e alle violenze fasciste nonchè l'impegno di alcuni santarcangiolesi per risparmiare al paese lutti ancor maggiori.
Dal 1924 in poi -concludeva Gabriele Boselli- il fascismo aveva iniziato a preparare il terreno propagandistico per le ulteriori fasi di guerra in cui coinvolgerà una Nazione che aveva bisogno solo di pace. Le dittature hanno bisogno delle guerre per nascere e consolidarsi e le guerre portano quasi sempre a cambiare i regimi e incrinare le democrazie. L'avversario politico diventa grazie a massicce strategie di propaganda un “amico del Nemico”. Su giornali e radio venivano così massicciamente presentati “buoni” contro “cattivi”, barbarie e crudeltà degli “aggressori” (fosse comuni di Katyn, prima attribuite ai nazisti, poi riconosciute opera dei sovietici), esaltazione delle armi per l'”autodifesa” della Patria dalle potenze “plutodemocratiche”, necessità di un'economia di guerra, della connessa iperinflazione e del bilancio militare segretato.
Il Capo si presentava sempre in veste militare; veniva assicurata ai combattenti una vittoria certa. Tra gli slogan: “ L'Italia deve vincere”, riconquistare le terre perdute (Dalmazia, Nizza e Savoia); “e vinceremo in cielo, in terra e in mare” e ”chi i suoi prodi alla vittoria conduce?” ...
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