Settima puntata con la Rubrica di Rosita Boschetti, curatrice del Museo di Casa Pascoli, sulla vita del poeta. Dopo questa news ci prendiamo alcuni giorni di pausa estiva. Buona lettura e buone vacanze per chi le fa.
di Rosita Boschetti
Ma amare aveva amato molto anche lui (e ce n'è l'eco in qualcuna delle sue poesie, come La tessitrice, Per sempre) tanto che a un nostro compagno ebbe a dire una volta: - Se non avessi amato, forse non sarei riuscito quello che sono!
Questa è la confidenza di un allievo di Pascoli, Gino Tenti, una delle tante testimonianze sulla vita sentimentale del Poeta. Egli, infatti, si era innamorato molte volte nella sua vita, fin da ragazzo quando proprio a San Mauro era sbocciato il primo grande amore per Erminia, la sorella di uno dei suoi amici più cari, Enrico Tognacci.
Durante il burrascoso periodo universitario a Bologna, dall’autunno 1873 fino al 1882, anno della laurea, Pascoli è immerso nell’impegno politico, all’interno dell’Internazionale socialista, di cui diviene uno dei capi più influenti.
E' proprio in questi anni che si rafforza il legame con Erminia, quando, nel periodo estivo, il poeta tornava a San Mauro, a Rimini e a Savignano e in ognuno di questi luoghi si ritrovava con gli amici.
A documentare il ritorno nei luoghi dell’infanzia ogni fine settimana, resta una nota del questore al prefetto di Bologna datata 15 marzo 1879, risalente quindi al periodo di massima militanza politica di Pascoli a Bologna:
Dalle indagini stesse però emerge che il Pascoli sarebbe solito abbandonare Bologna tutte le settimane nella sera del sabato per fare ritorno infallibilmente il lunedì mattina colla prima corsa ferroviaria; ma tranne queste brevi e regolari assenze, la sua permanenza qui è costante.
Dunque il poeta tutti i fine settimana era a San Mauro, tra gli amici Rico (Enrico Tognacci), Dico (Antonio Gazzoni), Pietro Guidi (Pirozz), Celso Ricci (detto E ciarghèt), Zaccaria Mantani (detto Zaccari). Per non parlare poi degli amici savignanesi Francesco Spinelli (Franzchinein) e Bruto Amati.
Ma ciò che soprattutto lo spingeva a ritornare con regolarità era il desiderio di vedere Erminia, figlia del falegname Giovanni Tognacci, detto Vanenna, la cui famiglia abitava proprio di fronte alla casa dei Pascoli. Si trattava di una delle famiglie a loro più legate: Vanenna aveva spesso tenuto sulle ginocchia il piccolo Giovanni, così come spesso aveva fatto il favore a Ruggero Pascoli di pagare la retta del collegio di Urbino, recandosi là di persona al suo posto.
Ma chi era Erminia Tognacci? E soprattutto come era la ragazza che il poeta aveva forse amato di più nella sua vita? In questo come sempre ci soccorrono i documenti ma anche, talvolta ancora più importante, quella memoria orale che troppo spesso viene a mancare perché non trascritta.
Era nata a San Mauro il 26 gennaio 1861, da Giovanni Tognacci e Rosa Pasolini. Il padre aveva la sua bottega di falegname all’interno di una casa posta in via Piazza, attuale via Garibaldi, al pianterreno. Accanto alla bottega c’era una stanza adibita alla tessitura, con un telaio rustico in legno: lì, in quella stanza, Erminia, con la sorella Maria e la madre Rosa, tessevano continuamente. La stanza aveva una piccola finestra che dava sulla strada e il giovane Pascoli, se dalla chiesa voleva raggiungere ad esempio casa sua, doveva per forza di cose passare proprio davanti a quella finestra. Erminia amava cantare al telaio e così, chiunque passasse davanti a quella stanza, poteva sentire il suo dolce canto dalla strada. Il poeta, per tutta la vita affascinato dalle arti musicali e dal canto, sarà certamente rimasto colpito dalla ragazza che già doveva conoscere molto bene, frequentando la famiglia Tognacci.
I racconti su Erminia, raccolti dal giornalista Michele Campana in un’inchiesta sul primo amore di Giovanni Pascoli, nel lontano gennaio del 1939, sono le testimonianze di due amiche della ragazza, Maria Vincenzi, maestra di San Mauro, intervistata all’età di 79 anni ma ancora lucidissima, ed Erminia Zoffoli, anche lei di San Mauro ma residente in seguito a Rimini.
Ecco la prima testimonianza di Maria Vincenzi:
Voi indagate sugli amori del Poeta. Ebbene, io posso assicurarvi nel modo più esplicito che Giovannino, quando era studente universitario, amò alla follia una mia compagna. Era una bella figliola, bionda, che aveva un anno più di me e con cui spesso io conversavo e passeggiavo. Mi parlava volentieri del giovane Pascoli e mi faceva le sue confidenze di innamorata. Si chiamava Erminia Tognacci, era nativa di San Mauro ed imparava il mestiere di tessitrice. Suo padre si chiamava “Vanena” che vuol dire Giovanni ed era un falegname assai bravo.
Campana ricorda inoltre che la signora da lui intervistata aveva aggiunto:
L’amore fra i due giovani, iniziatosi come un gioco, data l’amicizia esistente tra le due famiglie loro, era poi diventato una cosa seria, con promessa di matrimonio. I due si erano così accesi l’uno dell’altra, che le ragazze di San Mauro, scherzando, solevano ripetere: “Dio! Che cotta hanno presa!” come si usa appunto dire in Romagna di due che si amano tanto da non ragionare più.
Alla domanda del giornalista sul motivo per il quale non fu possibile per gli innamorati giungere al matrimonio, Maria Vincenzi rispose col pianto nella voce... (7- Continua)
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